Il film DUSE di Pietro Marcello, con una straordinaria Valeria Bruni Tedeschi è un’opera costruita su sensazioni, emozioni e percezioni Rappresentare una figura complessa e sfuggente come Eleonora Duse non è impresa facile, soprattutto se si cerca di andare oltre la semplice ricostruzione storica. Il cinema, in quanto arte, deve privilegiare l’interpretazione e la creatività, senza rinunciare alla profondità. Tra ombre e intuizioni, il film merita una visione più attenta e distaccata, al di là del fascino del contesto veneziano
Pierfranco Bruni
È pur sempre un film. E un film non è (o non dovrebbe essere) una semplice rappresentazione del reale: è un immaginario che si intreccia con i fatti, le emozioni, gli sguardi, la gestualità. Venezia è uno scenario perfetto, tanto più quando diventa luogo del cinema dell’onirico.
Mi riferisco a DUSE, il film di Pietro Marcello con una malinconica, brava, accattivante Valeria Bruni Tedeschi. Accolto bene ma anche discusso, accolto con riserve e sospensioni… È un film che va necessariamente rivisto, a partire da un presupposto fondamentale: non è facile strutturare un’opera cinematografica su un personaggio tanto sfuggente quanto Eleonora Duse.
La Duse rappresenta il teatro tra la fine dell’Ottocento e il primo ventennio del Novecento. Ma è anche una figura che si intreccia, in modo complesso, con la cultura del Fascismo, con il rapporto fondamentale con d’Annunzio, con i suoi viaggi, con i luoghi simbolici della sua vita. Soprattutto se ci si concentra sull’ultima fase della sua esistenza, sulla “Divina” che si allontana dalle scene e si immerge nella memoria.

Il nodo centrale, a mio avviso, non dovrebbe essere la ricostruzione fedele dei fatti. Non si dovrebbe adottare il metodo del reale, ma quello dell’interpretazione. Il cinema è arte. E, in quanto tale, si fonda su due elementi: la sceneggiatura – quindi il dialogo – e l’interpretazione. Certo, la scientificità è importante, ma appartiene ad altri contesti.
Il Comitato Nazionale per le Celebrazioni di Eleonora Duse, istituito dal MiC, ha adottato il linguaggio della ricerca e della divulgazione scientifica: libri, mostre, pubblicazioni, convegni. È naturale che in questi ambiti vi sia la necessità di solide basi storiche e filologiche.
Ma un film è un’altra cosa. È un incipit storico, certo, ma poi lo spazio alla creatività deve trovare il suo respiro. È l’arte dell’onirico e della fantasia. Altrimenti si rischia di cadere nel documentario o nel docu-film, che è tutt’altra dimensione.
Dopo Venezia, DUSE lo rivedrò con maggiore attenzione. La Duse, comunque, resta la Divina. In questo primo impatto ho avuto più di una perplessità, e alcune ombre mi lasciano indeciso: la presenza (e la figura) di Gabriele, alcuni voli pindarici forse eccessivi…
Noi che su Eleonora Duse abbiamo lavorato tanto negli anni, crediamo sia giusto non affrettare giudizi, ma restare vigili. Visto a Venezia, in un’atmosfera carica di suggestioni e distrazioni, il film trova una sua contestualità. Ma sarà in sala, con più distacco e serenità, che potrà essere osservato in modo più riflessivo. Anche se, in parte, il quadro è già chiaro.
Va precisato che non si tratta di un film biografico, ma di un’opera costruita su sensazioni, emozioni e percezioni. Il tutto serve a raccontare gli ultimi anni della Divina.Valeria Bruni Tedeschi è semplicemente straordinaria, su questo non ci sono dubbi.L’attendente del comandante D’Annunzio è interpretato da Giordano Bruno Guerri.Nel film si respira seduzione e significato.
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Pierfranco Bruni è nato in Calabria.
Archeologo direttore del Ministero Beni Culturali, presidente del Centro Studi “ Francesco Grisi” e già componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all’estero.
Nel 2024 Ospite d’onore per l’Italia per la poesia alla Fiera Internazionale di Francoforte e Rappresentante della cultura italiana alla Fiera del libro di Tunisi.
Incarichi in capo al Ministero della Cultura
• presidente Commissione Capitale italiana città del Libro 2024;
• presidente Comitato Nazionale Celebrazioni centenario Manlio Sgalambro;
• segretario unico comunicazione del Comitato Nazionale Celebrazioni Eleonora Duse.
È inoltre presidente nazionale del progetto “Undulna Eleonora Duse”, presidente e coordinatore scientifico del progetto “Giacomo Casanova 300”.
Ha pubblicato libri di poesia, racconti e romanzi. Si è occupato di letteratura del Novecento con libri su Pavese, Pirandello, Alvaro, Grisi, D’Annunzio, Carlo Levi, Quasimodo, Ungaretti, Cardarelli, Gatto, Penna, Vittorini e la linea narrativa e poetica novecentesca che tratteggia le eredità omeriche e le dimensioni del sacro.
Ha scritto saggi sulle problematiche relative alla cultura poetica della Magna Grecia e, tra l’altro, un libro su Fabrizio De André e il Mediterraneo (“Il cantico del sognatore mediterraneo”, giunto alla terza edizione), nel quale campeggia un percorso sulle matrici letterarie dei cantautori italiani, ovvero sul rapporto tra linguaggio poetico e musica. Un tema che costituisce un modello di ricerca sul quale Bruni lavora da molti anni.
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