Home Attualità TG RAI e propaganda anti-russa: dalla pala alla Vespa 50

TG RAI e propaganda anti-russa: dalla pala alla Vespa 50

Massimo Reina

Manuale di propaganda per corrispondenti distratti

C’è un filo rosso – anzi, rossiccio – che lega le perle giornalistiche degli ultimi due anni: il bisogno compulsivo della nostra informazione pubblica (che ricordiamo: “pubblica” nel senso che la paghiamo noi, non nel senso che serve noi) di trasformare il conflitto ucraino in una fiction in cui i buoni brillano, i cattivi puzzano, e la realtà serve solo come soprammobile.

Arriva così l’ultima opera lirica del Tg1: i russi che avanzano nel Donbass a bordo di motorini, mini scooter, monopattini. Quanto manca ai pattini a rotelle? Ai tricicli? Ai kart di “Super Mario”? Evidentemente poco.

L’arte di raccontare frottole con aria serissima

La narrazione è quella da oratorio scolastico di fine anno: “I russi sono disperati, poveri, primitivi, arretrati: quindi usano le pale, dormono nelle buche, attaccano in motorino”.

Prima erano gli zaini pieni di pale perché “non hanno armi”. Poi i carri armati “arrugginiti”. Adesso lo scooterino per sfuggire ai droni, come se il conflitto più sorvegliato della storia fosse una puntata di Paperissima Sprint.

E, come sempre, l’annunciatrice del Tg1 recita la notizia con una compostezza che ricorda le telecronache dell’Istituto Luce: naso dritto, tono drammatico, e soprattutto quella fermezza tipica di chi non ha la minima intenzione di verificare nulla.

Che poi il problema non è nemmeno la fantasia – quella va anche bene – ma l’analfabetismo militare. Raccontare che un esercito meccanizzato del XXI secolo “sfonda il fronte” in scooter è come dire che il Napoli ha vinto lo scudetto grazie ai pullman turistici.

E se fosse vero? Peggio ancora

Perché poi viene da chiederselo: e se fosse vero?
Se davvero i russi stessero conquistando villaggi, posizioni, alture e linee fortificate a colpi di Vespa 50, allora: che razza di esercito è quello ucraino? Che razza di difese ha il fronte NATO-compatibile più sostenuto della storia? E soprattutto: che razza di strategia hanno gli angeli custodi di Kiev, così pronti a inviare armi sofisticate ma incapaci di fermare motorini e monopattini?

Non si può avere la botte piena e Zelensky ubriaco: o l’Ucraina è un formidabile baluardo della democrazia occidentale, oppure è una tenda canadese che si sgonfia alla prima folata di vento di uno Zip Piaggio.

Dalla propaganda alla pantomima

Il punto è che questa roba non è informazione.
È propaganda di terz’ordine, roba che Goebbels avrebbe respinto perché troppo grossolana. Non c’è nemmeno l’eleganza della menzogna costruita bene: qui siamo al livello: “I russi sono primitivi e noi siamo intelligenti. Fine del telegiornale.” E noi paghiamo. Paghiamo per vedere servizi che manco “Lercio” avrebbe il coraggio di firmare.

La RAI – quella che dovrebbe essere pluralista, accurata, documentata – è diventata il supersalone delle veline geopolitiche.
Cambiano i governi, cambiano i direttori, cambia la carta intestata, ma la regola è la stessa: la realtà non conta, conta la narrazione.

E nella narrazione-Peppa Pig del Tg1: i russi perdono anche quando avanzano; gli ucraini vincono anche quando arretrano; le armi occidentali sono decisive anche quando non decidono nulla e ogni sconfitta ucraina è un “ripiegamento tattico”. Tattico quanto l’esodo in motorino raccontato dal Tg1.

La RAI come ministero della Verità a orologeria

Nel frattempo, il Codice dell’Ordine dei giornalisti – quello che impone “verifica delle fonti”, “riscontro dei fatti”, “evitare la manipolazione” – evapora come la nebbia del Donbass evocata nei servizi. Se fosse applicato alla RAI, metà redazione sarebbe in ferie forzate da due anni.

Così eccoci qui: in pieno 2025, con un conflitto che rischia l’escalation nucleare, noi ci ritroviamo il Tg1 che racconta la guerra come un episodio dei Me Contro Te versione Donbass. Un servizio pubblico che non informa, non spiega, non analizza: deride.
Deride l’avversario, deride i fatti, deride l’intelligenza degli spettatori.

E soprattutto deride se stesso, perché quando arrivi a raccontare che la Russia – una delle potenze belliche più grandi del pianeta – attacca con il motorino, allora non stai facendo informazione. Stai facendo cabaret, senza nemmeno lo spirito.

You may also like

Lascia un commento