Home Attualità Il viaggio ultimo di Francesco. L’abbraccio dell’agorà

Il viaggio ultimo di Francesco. L’abbraccio dell’agorà

Francesca Maccaglia

di Francesca Maccaglia

ROMA -“In questa maestosa piazza di San Pietro, nella quale Papa Francesco tante volte ha celebrato l’Eucarestia e presieduto grandi incontri nel corso di questi dodici anni, siamo raccolti in preghiera attorno alle sue spoglie mortali col cuore triste, ma sorretti dalle certezze della fede, che ci assicura che l’esistenza umana non termina nella tomba, ma nella casa del Padre in una vita di felicità che non conoscerà tramonto”, questo l’incipit dell’omelia del Decano del collegio cardinalizio, card. Giovanni Battista Re, che ha presieduto la Santa messa esequiale per Papa Francesco. È il giorno dei funerali, migliaia i fedeli fin dalle prime luci dell’alba, circa 400mila, tra quelli presenti in Piazza San Pietro e gli altri in fila lungo il percorso: persone comuni, personalità, capi di stato e di governo, con 166 delegazioni. Importanti misure di sicurezza e più di dieci maxi schermi sono stati montati per permettere ai fedeli di seguire l’evento. Sotto il sole in tanti con le bandiere alzate, diversi cartelloni sui quali si legge “Grazie Francesco”, qualcuno grida il suo nome ad alta voce, gruppi di fedeli che recitano insieme la preghiera del Santo Rosario prima dell’inizio della Messa.

Per la Liturgia della Parola, come disposto dall’Ordo exsequiarium Romani Pontifici, i brani hanno richiamato al tempo liturgico che la Chiesa sta vivendo, quello dell’Ottava di Pasqua, ed hanno fatto riferimento al ministero Petrino. La prima lettura, dagli Atti degli apostoli dove si legge che Pietro afferma che Dio non fa preferenze di persone, la seconda, tratta invece dalla lettera di San Paolo Apostolo ai Filippesi, nella quale l’apostolo Paolo di Tarso afferma che “la nostra cittadinanza è nei cieli”; il Vangelo, quello di Giovanni dopo la Risurrezione, la triplice domanda posta dal Cristo sull’amore di Pietro concludendosi con il mandato allo stesso capo degli apostoli a pascere le sue pecore e sul suo martirio.

“È stato un Papa in mezzo alla gente con cuore aperto verso tutti. Inoltre è stato un Papa attento al nuovo che emergeva nella società ed a quanto lo Spirito Santo suscitava nella Chiesa” – così ha continuato il card. Re. “Con il vocabolario che gli era caratteristico e col suo linguaggio ricco di immagini e di metafore, ha sempre cercato di illuminare con la sapienza del Vangelo i problemi del nostro tempo, offrendo una risposta alla luce della fede e incoraggiando a vivere da cristiani le sfide e le contraddizioni di questi nostri anni di cambiamenti, che amava qualificare “cambiamento di epoca”. Aveva grande spontaneità e una maniera informale di rivolgersi a tutti, anche alle persone lontane dalla Chiesa”.

Nell’omelia sono stati sottolineati molti aspetti dell’apostolato di papa Francesco, in particolare l’attenzione ai poveri, ai rifugiati e ai profughi, sottolineando anche il primo viaggio del pontefice a Lampedusa. E ancora altri aspetti. “Nonostante la sua finale fragilità e sofferenza, Papa Francesco ha scelto di percorrere questa via di donazione fino all’ultimo giorno della sua vita terrena. Egli ha seguito le orme del suo Signore, il buon Pastore, che ha amato le sue pecore fino a dare per loro la sua stessa vita”, così ha concluso Re.

Un lungo e fortissimo applauso dei fedeli a San Pietro è scattato alla conclusione della messa esequiale e ha accompagnato con commozione l’uscita del feretro di Papa Francesco dal sagrato.

La bara del Pontefice, sorretta da 14 sediari, è stata riportata all’interno della Basilica, anche i cardinali in processione hanno fatto rientro nella Basilica; da lì è iniziata la traslazione a Santa Maria Maggiore per il rito della sepoltura e tumulazione in forma privata, una tomba semplice, con l’iscrizione “Franciscus”, tra la ‘Cappella Paolina’ e la ‘Cappella Sforza’ nel rispetto delle volontà espresse da Bergoglio.

Una quarantina tra persone senza fissa dimora, detenuti, transgender, migranti e poveri sui gradini di Santa Maria Maggiore, prima della tumulazione del feretro, che hanno detto “addio”, ma soprattutto “grazie” a Papa Francesco.

Per quanto mi riguarda, dopo Papa Wojtyla e Papa Ratzinger, questo è il terzo funerale di un Pontefice al quale ho partecipato. Di Papa Bergoglio, oltre la sua umanità, il suo carisma e il suo sorriso, ciò che porterò con me è il verbo “sognare” o il termine “sogno” che ricorre spesso nei suoi discorsi come nei suoi documenti

Egi rivolgeva in primo luogo ai giovani, ma affermava anche: “Una persona, quando sogna, spalanca le porte e le finestre. Uno che non sogna, non ha futuro; ha un futuro ripetitivo, banale”. “Perché questo fa chi sogna: non si lascia assorbire dalla notte ma accende una fiamma, una luce di speranza che annuncia il domani. Sognate, siate svegli, e guardate il futuro, con coraggio””. Da quando sono bambina il sogno è sempre stato espressione della mia personalità, oggi sono ancora più incoraggiata a coltivare i miei sogni dalle parole di Papa Francesco.

Buon. Paradiso, Santo Padre! Continuerò a pregare per lei e lei dal Cielo preghi per me.

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