“Il cinema non mostra la vita come è, ma come la sentiamo.” – Andrei Tarkovskij
Oggi il Festival del Film di Locarno ha chiuso le sue porte, e la città, ancora avvolta nell’eco degli applausi, porta con sé il ricordo di storie che hanno emozionato, fatto riflettere e fatto sognare. Tra queste, spicca Gioia mia, il film di Margherita Spampinato, che nella sezione Cineasti del Presente ha conquistato il cuore di critica e pubblico con la delicatezza di un racconto intimo e universale.
Nico, il giovane protagonista, arriva in Sicilia con lo smartphone in mano e lo sguardo già proiettato su mondi digitali. La zia Gela, donna anziana, devota e legata alle tradizioni, lo introduce a un tempo diverso, lento e profondo. Il sole che si riflette sugli ulivi, il vento che muove le fronde e porta con sé l’odore della terra bagnata, il canto delle cicale che accompagna il tramonto: tutto diventa poesia.
Ogni giornata trascorsa con Gela è una lezione di vita: imparare a fare il pane, raccogliere le arance, ascoltare storie di antiche leggende siciliane. Ogni gesto semplice diventa sacro, ogni silenzio un invito a osservare e sentire. Nico scopre che il mondo reale può essere altrettanto affascinante di quello digitale, e che le piccole cose custodiscono memorie, emozioni e legami che nessuna tecnologia potrà mai sostituire.
La Sicilia di Spampinato non è solo uno sfondo, ma un vero e proprio personaggio. I vicoli stretti dei paesi, le piazzette illuminate dal sole, i balconi pieni di fiori e il mare che scintilla come un mosaico di luce liquida al tramonto: ogni elemento racconta la storia di un’isola sospesa tra mito e realtà. La regista costruisce una fotografia poetica e sensoriale: la luce calda del pomeriggio che filtra tra gli ulivi, le ombre che danzano sulle pietre, il fruscio dell’acqua nei canali e il profumo della terra dopo un temporale estivo.
Gioia mia ha conquistato due prestigiosi riconoscimenti a Locarno:
- Premio speciale della giuria: per il secondo miglior film del concorso, accompagnato da una campagna promozionale del valore di 25.000 franchi svizzeri sui canali Ciné+ in Francia.
- Premio per la miglior interpretazione: Aurora Quattrocchi, interprete di Gela, che ha emozionato il pubblico con una performance intensa, delicata e memorabile.
Gli applausi in Piazza Grande sono stati lunghi, a volte interrotti da risate o sospiri di commozione. Lo schermo gigante, illuminando le facce del pubblico, ha creato un momento collettivo in cui storie e spettatori sembravano fondersi, un’esperienza di cinema che travalica le parole.
Il Festival del Film di Locarnotrasforma ogni anno la città in un palcoscenico unico. Piazza Grande, con i suoi oltre 8.000 spettatori, diventa un luogo dove la luce dello schermo si fonde con quella naturale della sera, creando un’esperienza immersiva, sensoriale e collettiva.
Oltre alle proiezioni principali, il festival offre workshop, incontri con registi e attori, eventi collaterali e momenti di riflessione culturale. In questo contesto, Gioia mia si inserisce come un’opera che parla di legami familiari, memoria, crescita e scoperta, emozionando spettatori di ogni età e provenienza.
Questi anni vedono una grande fioritura di opere firmate da registe italiane, capaci di conquistare festival internazionali e attirare attenzione critica e pubblica. Film come Gioia miatestimoniano la forza e la sensibilità delle autrici italiane, che raccontano storie intime ma universali, con uno sguardo originale e poetico. Tra le protagoniste di questo fermento troviamo Alice Rohrwacher (Le meraviglie, Lazzaro felice), Francesca Archibugi (Il nome del figlio, Viva la libertà), Laura Morante, Martina Parenti e Cristiana Capotondi, tutte registe che con le loro opere stanno dando nuova linfa al cinema italiano contemporaneo.
La storia di Nico e Gela insegna a guardare il mondo con occhi diversi. Le giornate trascorrono tra piccoli gesti, sguardi complici e momenti di pura contemplazione: il cucinare insieme, le passeggiate tra ulivi e aranci, le storie della zia che parlano di antiche credenze e di spiriti della natura. Ogni scena è un invito alla lentezza, a percepire i dettagli più piccoli, a trovare bellezza nelle cose ordinarie che spesso ignoriamo.
La Sicilia raccontata da Spampinato è viva: il mare che riflette il cielo, il vento che porta profumi e suoni, le strade che respirano storia e memoria. Nico impara a sentire, a osservare, a comprendere che il tempo reale, quello fatto di emozioni e di relazioni, è il vero tesoro della vita.
Con il festival appena concluso, Gioia mia ci ricorda che il cinema non è solo narrazione, ma esperienza collettiva e sensoriale. È un viaggio emotivo che resta nel cuore molto tempo dopo l’ultima proiezione, un invito a rallentare, osservare, ascoltare e sentire.
Mentre le luci di Piazza Grande si spengono e il silenzio della notte avvolge Locarno, il ricordo di Nico e Gela rimane vivo. Rimane la meraviglia per la bellezza quotidiana, la gratitudine per i legami che ci definiscono e la consapevolezza che il cinema, come la vita, è fatto di dettagli, emozioni e sogni condivisi.