Roma, 3 ott. (Adnkronos/Labitalia) – La proposta di legge quadro sugli interporti, attualmente all’esame della Camera per la sua terza lettura, presenta “possibili profili di conclamata illegittimità costituzionale” e dunque va corretta o potrebbe ledere la stabilità economica degli interporti attualmente esistenti. A sostenerlo è una relazione tecnico-giuridica dello studio legale Donativi e Associati, fornita alla Camera di Commercio di Padova, di cui si è discusso durante un seminario organizzato a Milano a cui hanno preso parte le Camere di Commercio di Padova e Milano; Confindustria Trasporti, Logistica e Industria del Turismo e della Cultura; Fermerci e Assologistica.Sulla base di questa relazione tecnica, da Padova, sede del secondo interporto italiano (con 45 milioni di capitale sociale), si alza un allarme e un appello: fare rete per avviare tutte le iniziative istituzionali e politiche necessarie al fine di “chiedere una revisione radicale della legge, in difesa del sistema economico locale e nazionale”. Sulla base della relazione tecnica, la tesi è che la proposta di legge sugli interporti, per come è scritta attualmente, sia interpretabile in un modo che rischierebbe di fatto di colpire la solidità finanziaria degli interporti efficienti e virtuosi, penalizzando di fatto i più performanti. La proposta di legge, approvata in terza lettura dalla commissione Trasporti della Camera e in attesa di essere discussa in Aula a Montecitorio per quella che potrebbe essere l’approvazione definitiva, introduce la definizione di rete nazionale degli interporti come infrastruttura strategica di interesse pubblico, limitandone il numero massimo a trenta e attribuendo al ministero delle Infrastrutture, di concerto con un Comitato nazionale per l’intermodalità, poteri di indirizzo e programmazione sulle scelte gestionali. La pdl inoltre nel comma 2 dell’articolo 5 – ed è questa la norma su cui si sofferma il parere tecnico e di cui alcuni interporti stanno chiedendo a Parlamento e Governo la revisione – se interpretata in modo strettamente letterale finirebbe per obbligare i gestori degli interporti già operativi a farsi carico – anche con risorse proprie – della realizzazione di nuovi scali e dell’adeguamento strutturale di quelli esistenti.Secondo il parere giuridico dello studio legale Donativi e Associati, proprio questa norma dà, per come è scritta, a una interpretazione secondo la quale gli attuali interporti più virtuosi dal punto di vista finanziario dovrebbero sobbarcarsi a proprie spese la realizzazione di altri interporti. La norma, così interpretata, si tradurrebbe in una compressione della libertà di iniziativa economica (art. 41 Cost.), e violerebbe inoltre l’articolo 3 (principio di uguaglianza) perché discriminerebbe il gestore di interporto rispetto a proprietari non gestori e ad altri operatori del settore dei trasporti e della logistica, imponendogli oneri incompatibili con altri doveri legali e precludendo la possibilità di raccogliere capitali privati e finanche di accedere alla quotazione in mercati regolamentati. Inoltre, secondo il parere tecnico giuridico, violerebbe anche gli articoli 42 e 47 della Costituzione perché imporrebbe oneri anche a carico di interporti privati o, indirettamente, di soci privati di interporti a partecipazione pubblica; e gli articoli 23 e 53, perché si tradurrebbe nella imposizione di un onere senza sufficiente copertura legislativa.”Questa legge introduce un approccio dirigista che mina alle fondamenta la libertà di iniziativa economica sancita dall’articolo 41 della Costituzione – dichiara Antonio Santocono, presidente della Camera di Commercio di Padova e di Unioncamere Veneto, nonché presidente di InfoCamere – Imporre agli attuali gestori di finanziare e realizzare nuove infrastrutture senza alcuna garanzia di ritorno economico significa scoraggiare investimenti, ridurre la competitività del settore e penalizzare territori come il nostro che hanno saputo sviluppare modelli virtuosi di interporto. Chiediamo quindi a gran voce a Parlamento e Governo di sanare questa stortura legislativa con un emendamento correttivo del comma 2 dell’articolo”. La Camera di Commercio di Padova denuncia inoltre il rischio di discriminazione tra operatori: “La norma – aggiunge Santocono – colpisce in modo sproporzionato i gestori esistenti, lasciando invece esenti altri soggetti che pure operano nella logistica e nei trasporti. Così si mortifica il ruolo delle eccellenze già consolidate e si mettono a repentaglio posti di lavoro e progetti di sviluppo sostenibile che diversi interporti italiani hanno saputo promuovere negli anni”, conclude.