Home In Evidenza L’arte come discesa interiore. Angelo Russo e il suo paesaggio simbolico

L’arte come discesa interiore. Angelo Russo e il suo paesaggio simbolico

Francesca Maccaglia

“Radici e Visioni”. Tele e simboli mistici raccontano l’universo creativo di Angelo Russo al Museo Nazionale Etrusco di Rocca Albornoz a Viterbo – visitabile fino al 6 gennaio 2026

VITERBO (VT) – Martedì 2 dicembre, presso il Museo nazionale etrusco di Rocca Albornoz, si è tenuta l’inaugurazione di RADICI E VISIONI “Mostra antologica tra artesimbolo e spiritualità “dell’artista Angelo Russo.

La mostra, a cura di ST Sinergie, si inserisce nel calendario degli eventi dell’Amministrazione Comunale per celebrare l’Anno Giubilare ed ha ottenuto il patrocinio del Sodalizio Facchini di Santa Rosa, dell’Associazione “Ex Facchini di Santa Rosa” e il contributo di Unindustria Viterbo.

All’evento ha partecipato la “fratellanza spirituale” di Angelo Russo, ossia alcuni suoi compagni di strada, i facchini di santa Rosa, e l’ambiente vicino all’artista, durante lunghi decenni, di Viterbo.

Per una occasione così importante sul piano artistico e culturale, sono intervenute alcune delle più importanti personalità della comunità viterbese, a partire dal Vicesindaco del Comune di Viterbo, Alfonso Antoniozzi, delegato dalla Sindaca Chiara Frontini, il quale ha affermato “L’arte parla in modo diverso a ciascuno di noi e gli artisti vanno ringraziati per il coraggio di raccontare se stessi”.

La direttrice del Museo, dott.ssa Sara De Angelis, ha ricordato il longevo e profondo legame tra Angelo Russo e la tradizione della Macchina di Santa Rosa. In apertura del percorso espositivo è stata infatti collocata la statua originale della santa, che i facchini hanno trasportato a spalla per sette anni, sulla Macchina progettata dall’artista, “Sinfonia d’Archi”.

Alessandra Croci, Vice Presidente della I Commissione Consiliare e membro della IV Commissione Consiliare, delegata alla promozione della Via Francigena, ha dichiarato: “È veramente un’emozione, perché qui uniamo il cuore di questa città, sia nel ricordo e nella visione che abbiamo del Giubileo, ma anche della nostra piccola santa Rosa, che è stata di una delle prime pellegrine nella storia. Devo ringraziare prima di tutto il maestro Angelo Russo, perché mi ha fatto così emozionare attraverso le sue parole e le sue opere, che questo è un momento importantissimo, quindi le emozioni che proverete per vivere questa mostra ve le dovete portare per tutta questa fine anno giubilare che ci ha visto protagonisti a Viterbo. Ringrazio tutti voi che siete qui e soprattutto ringrazio Angelo per questa grande opportunità”.

Angelo Russo ha quindi spiegato ai visitatori la scelta del titolo. “Le mie radici sono un po’ la mia identità anche artistica – ha detto – io sono cresciuto nella preadolescenza nella Parrocchia di Santa Maria in Poggio in un quartiere popolare al centro di Viterbo, dove nacque, visse e poi morì santa Rosa, quindi lei era nella Parrocchia di Santa Maria in Poggio denominata La Crocetta, perché era sempre stata gestita dai padri camilliani, l’ordine religioso fondato da san Camillo de Lellis. Le mie radici identitarie nascono lì, io che sentivo queste storie dai padri camilliani, santa Rosa, i miracoli che faceva. Ero bambino, avevo dieci anni, questi miracoli mi sembravano delle magie che faceva questa eroina, da lì ho avuto la passione per questa santa, ma poi anche per avere degli spunti artistici, tant’è che le prime macchine di santa Rosa le costruivo con la carta velina, a mano, con dei santini appiccicati, con le bacchettine di canna di bambù, una cosa infantile ma molto carina. Dopo ho iniziato il percorso artistico nella maturità con gli studi prima di architettura, poi di psicologia, ho preso spunti da Composizione architettonica, Disegno dal vero, Plastica, queste materie che rimandavano proprio all’arte e quindi ho affinato questa tecnica, poi sono andato avanti, la mia prima mostra risale al 1976, una collettiva a Viterbo”.

Da sin. Angelo Russo Raffaele Acenzi

Perché “Visioni”. “Anche se non mi piacciono molto le etichette, – ha continuato Russo – mi definirei un pittore simbolista, nel senso che non mi sono mai trovato a dipingere qualcosa che vedo e copiarla, pensiamo ad un paesaggio. Mettermi davanti ad un paesaggio e cercare di riprodurlo, non è nel mio sentire, non è nella mia cifra stilistica, che è fatta più di altre cose, direi anche mistiche, sicuramente rimandano a qualcosa di più profondo, di inconscio. Le mie ispirazioni nascono dai sogni, dai sogni ad occhi aperti, sono opere più di spiritualità. Sono uno psicologo junghiano, ho molto attinto a queste dinamiche profonde. Profondo è l’inconscio, e quindi nascono da lì le mie opere, anche la Macchina di Santa Rosa nacque da un sogno. In fondo noi artisti siamo tutti dei visionari. Fare la macchina – ha continuato Russo – per me è stata una grande responsabilità, ma anche una grandissima soddisfazione e vorrei ringraziare il costruttore Battaglioni e tutto lo staff di Sinfonia D’Archi, perché fu una macchina innovativa nel senso che usavo per la prima volta dei materiali che non erano mai stati usati, all’epoca si usava la cartapesta e noi invece facemmo il polistirolo compresso e il vetro resina”.

“La spiritualità – ha concluso – la troviamo in tutti i quadri. Li cito solo alcuni: innanzi tutto nella farfalla, qui ce ne sono tre, la farfalla è un sinonimo di trasformazione e rinascita. Per noi essere umani vuol dire la capacità di potersi rialzare, avere la forza ad ogni difficoltà e la capacità di volare, di andare oltre, questo è anche un augurio che voglio fare a voi; anche il penultimo quadro che si intitola Anima Alchemica, mi rappresenta molto. Jung parlò di alchimia. Gli alchimisti veri

Anima Alchemica

mischiavano dei metalli affinché questi metalli potessero diventare oro. Jung diceva che le parti buie della nostra personalità, le più scure, quelle che noi teniamo nascoste, soppresse, dovremmo imparare a tirarle fuori, guardarle, affinché ci si possa convivere e questo può essere l’oro dentro di noi. Infine, un altro quadro che voglio citare, il Pinocchio, non c’è più trasformazione di quella che può essere Pinocchio che diventa bambino”.

Raffaele Ascenzi, ideatore di Gloria, Ali di Luce, e dell’ultima Macchina “Dies Natalis”, ha ricordato gli anni in cui portò a spalla Sinfonia d’Archi. “Una grandissima emozione essere qui con te. Quella Macchina fu una vera rivoluzione sia nello stile, nella progettazione, ma anche nella tecnologia costruttiva, perché hanno impiegato per la prima volta dei materiali che poi anche noi oggi ci troviamo a riutilizzare, il polistirolo armato con l’alluminio, che era la struttura portante di quella bellissima Macchina. Ringrazio Angelo per avermi inviato e per aver fatto la Macchina così”.

“Un’antica amicizia peraltro sempre rinnovata con Angelo”, ha commentato il Consigliere Regionale Enrico Panunzi. “Angelo non solo è così bravo ma se lo merita. Ti ringrazio per il tuo invito e per il tuo contributo a santa Rosa che ci accomuna tutti, saluto i facchini, ogni anno c’è un’emozione. Quella di quest’anno è stata ancora più grande, per le condizioni in cui è stata trasportata quella macchina”.

La Prof.ssa Laura Principi, curatrice della mostra, ha descritto l’arte di Angelo Russo con queste parole. “L’arte di Angelo

Laura Principi

Russo parla da sola, non ha bisogno di sovrastrutture, di interpretazioni, si palesa all’osservatore immediatamente in tutta la sua bellezza e unicità, e questa è la prerogativa dei grandi, quando sanno entrare direttamente nel cuore e nell’anima di chi osserva”.

“Curare Radici e Visioni – ha continuato – è stato facile, perché conoscere Angelo Russo è conoscere la sua arte, in lui infatti l’uomo e l’artista convergono, la sua Anima è la luce dell’oro, sono i colori accesi, vibranti e vivi dei suoi dipinti; le forme morbide e sinuose che emergono con delicatezza e forza riflettono la sua essenza, la sua passione. Nello stesso tempo è stato anche difficile quasi per lo stesso motivo. Siccome in Angelo Russo l’uomo e l’artista convergono, il suo cammino artistico è lungo come tutta la sua vita, e pertanto ogni quadro riflette ogni momento vissuto. La mole della sua produzione artistica è talmente grande che immergersi è un’impresa titanica, quindi abbiamo deciso di dare un taglio particolare a questa mostra”. “È stata scelta una tematica adatta all’evento giubilare, ma allo stesso tempo cara all’artista, che è quella della spiritualità, della fede, della simbologia. Un’esposizione che abbraccia trent’anni di vita e di arte. Una mostra che apre uno squarcio nel cuore, nel pensiero e nella vita dell’artista, permettendo a chi osserva di compenetrarsi nelle sue stesse emozioni”, ha concluso.

Al termine del suo intervento ha avuto luogo il taglio del nastro che ha sancito ufficialmente l’apertura della mostra.

Il percorso espositivo si apre con elementi di Sinfonia d’Archi, la Macchina ideata da Angelo Russo nel 1991, simbolo di un sogno collettivo che unisce architettura e spiritualità. Al centro, la figura originale della Santa, quella che per sette anni attraversò le vie di Viterbo, dialoga con il bozzetto vincitore del concorso e con una serie di dipinti che ne reinterpretano l’essenza luminosa, i moti ascensionali e la tensione verso l’alto. Dallo stesso periodo emerge anche il bozzetto polimaterico su tela del 1992, realizzato per il manifesto di San Pellegrino in Fiore, testimonianza di una sensibilità che già allora cercava nella natura un riflesso del sacro e dell’armonia universale. Le opere pittoriche dedicate a Sinfonia d’Archi come SinuositàSosta sul sagrato, Il facchino, e gli scorci di Viterbo cari a santa Rosa e cari anche ad Angelo Russo; ed altre opere di carattere spirituale, La Speranza, tema del Giubileo 2025, Dolore di Madre, Tra la storia e le storie, fino ad arrivare in fondo al salone con la meravigliosa Anima Alchemica, affiancata dalle due Farfalle, per passare nelle tre sale laterali dove troviamo altre opere esposte per la prima volta, raccontano un viaggio di trasformazione interiore, un continuo dialogo fra luce e ombra, fra visibile e invisibile, come L’Archetipo del Figlio Perduto, una rilettura della fiaba di Pinocchio, Il Galletto (presentato al MEAM di Barcellona nel 2024), La crisalide e la farfalla, Onda d’arte. Si passa quindi alla seconda stanza, quasi interamente dedicata alla scultura, dove troviamo Il Peccato Originale, con le opere fotografiche a lei dedicate, un’opera realizzata lo scorso anno che reca in sé tutti i simboli dell’episodio biblico, ma riletti in modo del tutto originale; nella stessa stanza è esposto un altro quadro, La barca di Trevignano. Passiamo poi all’ultima sala con altre quattro opere notevoli, Il Balletto al tramonto sulla spiaggia, Alchimia, lo Sguardo seducente e L’elefante e la farfalla. Sono complessivamente 25 le opere esposte, scultoree, pittoriche e grafiche.

Una mostra d’arte trasmette emozioni, storie e idee, offrendo al visitatore un’esperienza estetica e culturale. L’arte trasmette emozioni, dalle più semplici alle più complesse, come tristezza, gioia, rabbia o passione; induce a riflettere, andando oltre la prima impressione per cogliere il significato più profondo dell’opera e l’intenzione dell’artista. Come affermava uno dei maggiori pensatori del XIX secolo e dell’epoca moderna Arthur Schopenhauer, la vita umana è come un pendolo che oscilla da un’emozione a un’altra.

Provare emozioni è tipico degli esseri umani. La familiarità con l’arte diventa familiarità con le proprie emozioni, e, come all’interno di un quadro, queste possono essere rivalutate, analizzate ed interpretate.

Le emozioni di Angelo Russo sono fatte di luce e colore, ci immergono in un viaggio che è luce ed ombra, morte e vita, acqua e fuoco, chiarezza e mistero, perché, come insegna lo psichiatra, psicoanalista e antropologo svizzero Carl Gustav Jung, per il quale l’importanza dell’arte non risiedeva nella sua perfezione estetica, ma nella funzione psicologica che svolgeva, uno strumento fondamentale per esprimere e comprendere l’inconscio, gli opposti si attraggono.

L’inaugurazione è stata allietata dalla musica del maestro Alessandro Achilli al pianoforte e del soprano Roberta Nardi.

Le opere esposte saranno visibili fino al 6 gennaio 2026 secondo il consueto orario di apertura del museo: da martedì a domenica dalle ore 8:30 alle ore19:30, ultimo ingresso 18:30.

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