Il giornalista di Lo Stato delle Cose Rai 3, colpito con un pugno mentre chiedeva spiegazioni sul presunto avvertimento allo zio di Emanuela Orlandi. L’episodio riaccende l’attenzione sulla pista familiare
Roma, 8 dic. 2025 – Da settimane Massimo Giletti e la redazione del programma Lo Stato delle Cose – trasmesso ogni lunedì in prima serata su Rai 3 con inizio alle ore 21:20 – stanno seguendo una nuova direttrice investigativa sulla sparizione di Emanuela Orlandi, scomparsa nel 1983. La pista porta al ramo familiare della giovane e in particolare alla figura dello zio, Mario Meneguzzi, oggi deceduto. In questo contesto, a Roma, Giletti ha cercato di intervistare Claudio Martufi, un ex agente del Sisde recentemente ascoltato dalla Commissione bicamerale d’inchiesta Orlandi-Gregori.
Il giornalista lo ha raggiunto per strada, chiedendogli perché lui e il collega Giulio Gangi avrebbero avvisato Meneguzzi di essere pedinato dagli investigatori. L’uomo non ha risposto e, incalzato da una seconda domanda, ha reagito colpendo Giletti con un pugno. Il momento è stato ripreso dalle telecamere della troupe. Il servizio integrale sarà trasmesso nella puntata di lunedì 8 dicembre 2025.
L’ex agente sarebbe lo stesso che, nei giorni successivi alla scomparsa della ragazza, operò insieme a Gangi, tra i primi ad entrare nell’abitazione degli Orlandi. Ascoltato dalla Commissione, ha chiesto la totale secretazione della sua audizione, senza consentire registrazioni audio o video.
Secondo quanto emerso nelle scorse puntate del programma, i due agenti avrebbero messo al corrente Meneguzzi del fatto che fosse oggetto di pedinamento. È proprio su questo punto che Giletti vuole fare chiarezza, ritenendo quell’avvertimento un elemento chiave per comprendere il ruolo dello zio nella vicenda.
Parlando dopo l’aggressione, Giletti ha affermato che continuerà a cercare risposte e che non presenterà denuncia. La sua intenzione è proseguire nelle indagini giornalistiche, considerandole parte del mestiere. Una ricerca della verità che, a distanza di oltre quarant’anni dalla scomparsa di Emanuela, continua a sollevare tensioni e interrogativi.
CONTESTO
Il caso Orlandi in breve
Emanuela Orlandi scomparve a Roma il 22 giugno 1983, a 15 anni, dopo una lezione di musica presso il Pontificio Istituto di Musica Sacra. Figlia di un dipendente della Santa Sede, viveva con la famiglia all’interno delle mura vaticane. Dalla sera della sparizione non si ebbero più tracce della ragazza.
Fin dai primi giorni le indagini si mossero su piste eterogenee e spesso contraddittorie: presunti rapimenti a scopo di ricatto contro il Vaticano, collegamenti con la criminalità romana, possibili interventi dei servizi segreti italiani e stranieri. Le segnalazioni, gli “avvistamenti” internazionali e le rivendicazioni anonime si moltiplicarono, generando sospetti di depistaggi e interferenze.
Nel corso di oltre quarant’anni il caso è stato riaperto più volte dalla magistratura italiana, senza risultati definitivi. Nel 2023 è stata istituita una Commissione bicamerale d’inchiesta Orlandi-Gregori, con l’obiettivo di riesaminare documenti e testimonianze sulle due ragazze scomparse del 1983. In parallelo anche il Vaticano ha avviato una sua indagine interna.
La vicenda rimane uno dei misteri irrisolti più discussi della storia recente italiana, sospesa tra silenzi istituzionali, ipotesi contrastanti e interrogativi ancora aperti sul ruolo di persone vicine alla famiglia e sulle eventuali responsabilità di apparati dello Stato.

