Una riflessione sul ruolo del giornalismo contemporaneo tra etica, diritto e trasformazioni tecnologiche
Roma, 10 dicembre 2025 – Si è concluso presso la sede dell’Associazione Stampa Estera, a Palazzo Grazioli, il convegno “Informazione e Verità. Storia e Futuribili”, promosso dall’Unione Stampa Periodica Italiana (USPI) nell’ambito del Consiglio nazionale dell’organizzazione. Una mattinata intensa, partecipata e ricca di spunti, che ha riunito giornalisti, docenti universitari, rappresentanti istituzionali e protagonisti del mondo dell’informazione per riflettere sul presente del settore e sulle sfide che attendono l’ecosistema mediatico.
L’incontro, aperto alle ore 9:30, ha rappresentato un momento di confronto particolarmente atteso in un periodo storico in cui la comunicazione vive trasformazioni radicali, accelerata dall’avvento dell’intelligenza artificiale, dalla produzione massiva di contenuti online e dal mutamento delle abitudini di consumo dell’informazione. Al centro del dibattito – non a caso – due parole chiave: informazione e verità, un binomio che oggi richiede una nuova responsabilità professionale, etica e culturale.

A inaugurare i lavori sono stati i saluti istituzionali del Presidente USPI Antonio Delfino, che ha richiamato l’attenzione sulla necessità di recuperare un giornalismo etico capace di resistere alla rapidità del flusso digitale. “La velocità con cui oggi le notizie vengono prodotte, supera spesso la capacità di verifica, e questo espone il pubblico al rischio di manipolazioni, sensazionalismi e contenuti che mettono in crisi la credibilità delle fonti. La vera informazione- ha ricordato- non è quella che urla più forte, ma quella che fa ordine, seleziona e controlla”.
Ha portato un importante intervento istituzionale il Consigliere Luigi Fiorentino, Capo del Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri, tracciando un quadro delle politiche in atto e soffermandosi sul valore della credibilità nel rapporto tra cittadini e media.

Successivamente hanno preso la parola il giornalista e comunicatore Andrea Bulgarelli, il docente universitario Giuseppe Corasaniti, il Presidente FIGEC CISAL Lorenzo Del Boca, il giornalista e docente Giampiero Gramaglia, il giornalista e docente Ottavio Mancuso, il Segretario Generale FIGEC CISAL Carlo Parisi, il giornalista e consigliere ODG Pierluigi Roesler Franz e il docente universitario Gianluca Scarchillo.. A moderare gli interventi il giornalista Michele Lembo.
Le riflessioni hanno toccato temi cruciali: l’impatto dell’intelligenza artificiale sui processi redazionali, il rischio della disinformazione virale, la necessità di preservare la qualità e la verifica delle fonti, insieme alle nuove questioni giuridiche che l’uso dell’intelligenza artificiale solleva in termini di responsabilità editoriale, tutela dei diritti e gestione del rischio legale nella diffusione di contenuti non verificati.
Un punto condiviso da tutti gli ospiti: il futuro dell’informazione dipenderà dalla capacità del settore di adattarsi senza rinunciare ai principi fondanti del giornalismo, mantenendo salda l’etica del fare informazione come impegno a verificare, contestualizzare e non piegare la verità al sensazionalismo.
A concludere i lavori è stato il Segretario Generale USPI Francesco Saverio Vetere, che ha riportato
l’attenzione sulle radici culturali del concetto di verità, ricordando come già il filosofo francese Michel Foucault , morto nell’84, affermava che non esiste una verità assoluta, ma regimi di verità, sistemi entro cui la verità prende forma, viene percepita, accettata. Ed è proprio muovendosi da qui che Francesco Saverio Vetere ha sviluppato il suo intervento. Ha spiegato come oggi siamo immersi in una condizione completamente nuova: «Succede che noi, per la prima volta nella storia, riceviamo informazioni da mezzi che appartengono a regimi di verità diversi. Prima ciò che non si poteva scrivere su un giornale portava in tribunale, oggi sui social si può scrivere praticamente tutto: non conta più il principio, conta l’engagement». Una cornice che apre interrogativi profondi su dove stia andando il giornalismo, in un tempo in cui velocità, pluralità e algoritmo spesso confliggono con il bisogno di verifica, di profondità e di responsabilità.
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