Home Vino e Gastronomia ROMA. “A TUTTA TORBA 2019” Il racconto di una suggestiva immersione nel fumoso mondo del whisky.

ROMA. “A TUTTA TORBA 2019” Il racconto di una suggestiva immersione nel fumoso mondo del whisky.

Quasi all’inizio di Via della Conciliazione, negli ambienti del Chorus Café si è svolto l’evento pre-natalizio romano di “A Tutta Torba” arrivato alla sua quarta edizione.

Nella cornice del vasto complesso architettonico di Palazzo Pio, nel centro della facciata che dà su Via della Conciliazione, dove avremmo trovato di rimpetto la Spina di Borgo in una Roma ormai perduta, si è svolta Domenica 15 Dicembre 2019 la quarta edizione dell’Evento pre-natalizio di -A Tutta Torba-. Nell’ampio sottoportico il cartellone illustrativo alla destra ci fa intuire l’ingresso, e passate le scale un paio di signorine attendono l’arrivo dei visitatori per la consegna del fondamentale strumento: il bicchiere. Pagato così il nostro bicchiere (€3) e fatti due piani di scale (a meno che non si prenda l’ascensore) inizia il percorso. Nella sala principale quattro banchi d’assaggio dedicati al whisky torbato, e la sala più piccola dedicata alle espressioni della Distilleria Kilchoman: la Farm Distillery dell’Isola di Islay (Distilleria Agricola). Gli imbottigliamenti presenti in una Manifestazione minore per volumi, ma non per questo da disdegnare, non sono stati certo disprezzabili tanto per gli appassionati neofiti quanto per i bevitori di medio e lungo corso.

Per ogni bevitore si apre sempre un percorso, il quale più o meno incidentale può sempre essere una via di approfondimento, scoperta o comparazione.

L’evento di quest’anno è stato sicuramente meno affollato, cosa che ha contribuito alla piacevolezza della visita. Così girare per i banchi d’assaggio ed interloquire con gli illustratori delle caratteristiche degli imbottigliamenti è stato di minor affanno. Ad ogni modo dopo un paio di assaggi partiti dallo Springbank Rum Wood, invecchiato 15 anni a grado della botte di 51%vol.- una edizione limitata a 9000 bottiglie della Distilleria sita nella cosiddetta penisola scozzese del Campeltown- divenuto nel tempo una tipologia di stile del whisky a sé, una sorta di IGT (acronimo noto nel mondo enologico che indica l’Indicazione Geografica Tipica)-, il percorso ha avuto il suo inizio. Parlando di Springbank, pare il caso di far cenno come la Distilleria nasca in questa parte della Scozia che sembra protrarsi verso l’Irlanda del Nord, ad Argyll, dove il Sig. Archibald Mitchell distillava illecitamente, cosa per altro non infrequente, tenendo presente che anche nel XVIII secolo era pratica ben diffusa, anche a causa della gravosità delle imposte applicate alla distillazione dalla Corona Britannica. I fratelli John e William Mitchell, figli del Sig. Archibald della famiglia di maltatori Mitchell, che nel XVII secolo si erano stanziati nel Campbeltown provenienti dalle Lowlands, presero il controllo della Distilleria fondata nel 1828. Il 10 Agosto 1897 nasceva così la J & A Mitchell Company Ltd, che a tutt’oggi ne rimane proprietaria sotto il controllo dei discendenti della famiglia Mitchell, tra i quali l’attuale Presidente della Società, il Sig. Hedley Gordon Wright, classe 1931. Wright rappresenta per via materna la V generazione e ne tiene le redini dal 1989. Quando si beve uno Springbank si beve un pezzo di storia del whisky, rimanendo ancora oggi tra le più antiche distillerie a conduzione familiare, come si è ricordato. Perdonerà il cortese Lettore la digressione, ma il whisky è un mondo a sé, e la storia lunga o breve che sia, ne caratterizza direttamente ed indirettamente lo “spirito” (come viene definito il distillato nell’anglo idioma) quando viene rispettata. Ritornando allo Springbank Rum Wood 15 anni, vale la pena provare questa espressione non comune, che riprende le fila del 12 Anni Rum Wood (distillato nel 1989 ed imbottigliato nell’Aprile del 2002 per un totale di 5700 bottiglie prodotte) a 54.6% vol ai tempi del Distillery Manager, il Sig. Franck McHardy, nonché del successivo 16 anni Springbank Rum Wood (distillato nel Giugno del 1991 ed imbottigliato ad Agosto del 2007 per un totale di 5100 bottiglie prodotte) a grado della botte di 54.2% vol ,che porta la firma del suo successore (dal Settembre del 2006) il Sig. Stuart Robertson. L’attuale Distillery Manager, il Sig. Gavin McLachlan che ricopre il medesimo ufficio nella adiacente Glengyle Distillery, richiede un doveroso ulteriore cenno su tale Distilleria. Essa rimane un progetto fortemente voluto e costruito dalla famiglia Wright, che conserva la tradizione iniziata dai Mitchell, i quali per l’appunto fondarono con il Sig. William Mitchell, trisavolo del Sig. Hedley Gordon Wright, l’originale Distilleria Glengyle nel 1872. Dopo la vendita del 1919 della Glengyle e la sua chiusura nel 1925, la J & A Mitchell & Co Ltd riacquista la proprietà dei locali della silente distilleria, riaprendola nel 2004. Si apre quindi un altro capitolo importante della storia del whisky nel Campeltown e della famiglia Mitchell che prosegue così nella famiglia Wright.

La passione e la dedizione verso la tradizione della distillazione caratterizza un altro prodotto dalla lieve torbatura (25ppm) presentato in “A Tutta Torba”: il Kilkerran 8 anni Cask Streght (a grado della botte quindi). Con i suoi 57.1%vol si distingue per essere il primo imbottigliamento di queste serie limitate dei Kilkerran 8 anni Cask Stregth ad aver fatto l’intero invecchiamento in botti di quercia europea che hanno precedentemente contenuto Oloroso sherry.

L’attenzione è stata polarizzata da un imbottigliamento della serie Elements of Islay Ma2 Islay Single Malt Scotch Whisky, ben nota anch’essa ai Veterani del whisky, ovvero un imbottigliamento di quattro botti ex Bourbon first fill (primo riempimento) a grado della botte di 55.2%vol. dell’Imbottigliatore Indipendente Speciality Drinks Ltd. (ovvero la Società fondata nel 1999 dietro la Rinomata -The Whisky Exchange- a gestione familiare e leader planetario delle vendite on line con sede a Londra), una bella versione torbata proveniente dalla Distilleria di Bunnahbhain (sulla famosa isola di Islay nota per essere riconosciuta come stile di whiskies a sé stante) elegante e coinvolgente.

Un imbottigliamento dal nome evocativo, il Single Cask Scotch Whisky Images of Islay Port Askaig (la bottiglia 182) -312 bottiglie a grado della botte con i suoi 53.2%vol- prodotto da un altro imbottigliatore Indipendente, “Malts of Scotland”, dietro il cui nome si ‘cela’ un Signore Westfaliano dell’Est di nome Thomas Ewers (da ricordare la massiccia presenza dei suoi imbottigliamenti negli anni scorsi tra scaffali del negozio di Whisky & Co. di Roma) puo’ rappresentare una scelta da non disdegnare soprattutto per quanti cercano di trovare le proprie misure nel whisky. D’altronde solo confrontandosi con diversi prodotti, nel tempo si riesce a trovare la propria misura di bevitore, a prescindere anche dalla più o meno spiccata sensibilità di cui il Buon Dio ci ha fatto dono.

Altro imbottigliamento degno di nota, proveniente da imbottigliatori privati, quello di A.D. Rattary della Linea Cask Collection che vede imbottigliati solo Single Cask (whisky di un’unica botte), in questo caso la botte n. 218 una Bourbon Hogeshead ( riferentesi alla misura della botte che va approssimativamente tra i 225 ed i 250 litri) proveniente dalla Distilleria del nord dell’isola di Mull sopra Islay e Jura (tralasciando le altre più piccole come Colonsay), rientrante quindi nella categoria ‘IGT’ delle Islands. Un whisky proveniente dalla Distilleria di Ledaig -ovvero Tobermory- il nome indica la produzione torbata di questa Distilleria, unica su Mull. Distillato l’8 Febbraio 2001 ed imbottigliato il 27 Settembre 2019 per un totale di 262 bottiglie. Il nome dell’Imbottigliatore risale al 1868, quando il Sig. Andrew Dewar Rattary aprì la Sua Drogheria a Glasgow. Qui, oltre a vendere vini e olio d’oliva provenienti dal continente europeo, era dedito commerciare Rum proveniente dalla Jamaica e whisky scozzese. Sta di fatto che senza entrare in tutti i passaggi e dettagli della storia della A D Rattary il suo attuale Presidente, il Sig. Stanley Walker Morrison è il figlio del Sig. Stanley P. Morrison che fino alla vendita nel 1989 al Gruppo Giapponese Suntory della Morrison Bowmore Distillers Ltd (sino al 1982 nomata Stanley P Morrison Ltd), era stato il proprietario della Sherriff’s Bormore Islay Distillery, ovvero la rinomata Distilleria della Bowmore su Islay.

Ora prendendo spunto dall’imbottigliamento di Ledaig proposto e dal particolare Ledaig 18 anni Batch No. 03 Limited Release presente in mostra e già visto a marzo scorso al Roma Whisky Festival, resta qualche perplessità per la scarsa presenza di Ledaig, se togliamo la parata scenica delle bottiglie di Ledaig 10 anni retrostante il bancone del bar, dove per altro venivano proposti solo ed esclusivamente tre cocktails (al prezzo di € 8) il Turbato, il Blood on Sunday ed il Jaffa Bobby. Cocktails presentati e preparati rispettivamente dalle Bariste (o Bartender come va ora tanto di moda da qualche tempo): Giulia Castellucci (del Co.So. Cocktails & Social di Roma), Sabina Yausheva (del Bar Julep dell’Hotel de La Ville di Roma), e Solomiya Grytssyshyn (del Corus Cafè) ‘Padrona di Casa’. Provando a chiedere un grande ed intramontabile classico quale il Whisky Sour in una sua versione preparata con il Ledaig 10 anni (quale migliore occasione data la partecipazione straordinaria del marchio della Distilleria di Mull), nessuna chance: un peccato!

Veniamo ora a due delle espressioni di Kilchoman presenti nella sala minore che gli organizzatori hanno voluto chiamare -Kilchoman Vip Area- ma il cui accesso era aperto a tutti, una indubbia ampia varietà di imbottigliamenti della Farm Distillery di Islay. Tra quelli presenti vanno segnalati alcuni imbottigliamenti per Beija-Flor. Tra i più consigliati ai curiosi e conoscitori l’Inaugural 100% Islay del 2011 con i suoi 50%vol prima edizione limitata della serie 100% Islay, di cui val la pena ricordare l’ancor più limitato imbottigliamento coevo Inaugural 100% Islay Cask Strength con sui 61.3%vol per un totale di 1060 bottiglie numerate frutto della selezione di 4 botti ex Bourbon first fill (primo riempimento) provenienti dalla Buffalo Distillery nello Stato del Kentucky ed affinate per 3 anni. Altro imbottigliamento interessante il Sauternes Cask Matured imbottigliato a 50%vol distillato nel 2011 ed imbottigliato nel 2016, prodotto per un totale di 6000 bottiglie. Questo imbottigliamento segue quello riservato al Kilchoman Club nel suo quarto imbottigliamento di uno small batch (definizione che indica un piccolo numero di botti selezionate) in questo caso rappresentato dalle botti 740 e 790 del 2010 e 28 del 2011 e imbottigliate il 9 Novembre del 2015; come tale questo imbottigliamento è un Vatted Malt (definizione che attiene a quegli imbottigliamenti provenienti dalla stessa distilleria ma di annate diverse). Il The Kilchoman Club Fourth Edition Smal Batch Release Sautern è stato imbottigliato a 60%vol. Nella stessa sala la possibilità di organizzare un viaggio in Scozia per distillerie, progetto che prende il nome Whisky Travel e nasce dall’accordo tra Whisky & Co e la Tiuk Travel.

Lo Chef Andrea Sangiuliano del Chorus Café ha proposto anche 5 possibili accompagnamenti o interruzioni gastronomiche: Polpette di bollito con salsa verde – Maritozzo salato con burrata e alici di Cetrara – Bagel al salmone affumicato – un quarto di focaccia con mortadella, stracciatella e pistacchio di Bronte – Tempura di verdure e gamberi. La più convincente tra le proposte: senza dubbio quella del salmone.

Ebbene qualcosa che non convince c’è, manca l’interazione con il resto del mondo del whisky in Italia e su Roma. Le interazioni ed il fermento di idee e proposte non farebbe altro che arricchire questi eventi a vantaggio di tutti: ‘Addetti ai lavori’, più o meno esperti del settore, frequentatori assidui o occasionali, nonché potenziali nuovi curiosi. Ma vedremo al prossimo Roma Whisky Festival se ci sarà la capacità di guardare non solo al proprio orticello, che a forza di essere “guardato” senza amorevole cura rischia anche di divenire il fantasma di sè stesso. Uno scenario che non è in linea con lo spirito distillato che è il whisky, il quale endemicamente vede rinunciare nello scambio, a discapito della quantità, il contenuto della botte nel naturale e sano Angle’s share.

 

Con l’augurio di un buon whisky per un Felice e Sereno Santo Natale!

 

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