Home In Evidenza Del (Dis)ordine dei Libri. Il volume di Massimo Gatta tra “L’insolenza e L’audacia” . Edizioni Graphe.it

Del (Dis)ordine dei Libri. Il volume di Massimo Gatta tra “L’insolenza e L’audacia” . Edizioni Graphe.it

Giorgia Piccolella

I libri. Talismani preziosi che rivelano la natura e il pensiero di chi li colleziona.  Per chi possiede migliaia di libri e ne è un appassionato cultore, il problema non giunge certo nuovo: come raccoglierli, catalogarli, classificarli?  Costruire  architetture razionali su solide strutture alfabetiche,  o  suddividerli in base al tema trattato o seguire semplicemente il colore delle copertine? O al contrario lasciare che si sovrappongano in pile casuali e indomabili, anche in seconde e triple file, ad imitare le involuzioni tortuose del  pensiero e rassegnarsi nella “ricerca del volume perduto” che  si è sicuri di possedere ma che  forse conviene riacquistare, per evitare di cercarlo e cercarlo ancora.

I libri non si fanno trovare o a volte capita che nella ricerca, un altro volume balzi alla nostra attenzione, rivelandoci verità e messaggi che forse fanno proprio al caso nostro in quel determinato frangente,  nel viaggio della vita.  Un problema metafisico che nel nuovo lavoro di Massimo Gatta, “L’insolenza e L’audacia”  edito da Graphe.it  lo studioso e bibliofilo indaga partendo da un dilemma antico come la storia:  esiste l’ordine perfetto in una biblioteca  privata, ma anche pubblica?  Tolomeo I ad Alessandria d’Egitto nel III secolo A.c. conservava le pergamene di papiro in scaffali con strisce in  cuoio e tessuto che pendevano dall’alto. Dalle tavolette d’argilla,volumen, codex  fino ad arrivare al libro e persino agli ebook l’esigenza è rimasta la stessa:   scongiurare il rischio che i libri possano perdersi o non essere ritrovati.   Un problema che ha assillato tanti illustri  studiosi, filosofi, scienziati: le testimonianze sono tante, come rivela la ricchissima bibliografia del volume che prende spunto da un recente pamphlet di  Roberto Calasso, il fondatore dell’Adelphi la cui biblioteca privata annovera 50 mila volumi. I libri rivelano tutto e la nostra libreria siamo noi.  Calasso, a proposito  dell’uso del pergamino, pellicola opaca utilizzata per preservare i  volumi dall’usura, confessa  che  “la pellicola rende più difficile per un occasionale visitatore individuare i titoli dei libri impedendo quella imbarazzante situazione in cui entrando in una stanza si riconosce rapidamente anche solo dal colore e dalla grafica dei dorsi di che cosa è fatto il paesaggio mentale del padrone di casa”.

Curiosiamo nella biblioteca privata di Voltaire, di Giuseppe Pontiggia, di Umberto Eco,  come in quella di Spinoza, o nella torre di libri Montaigne, dove anche le scaffalature sono segnate da sentenze in greco e latino. Apriamo le elegantissime scatole nere zeppe di edizioni rare di Ian Fleming l’autore di 007.  Massimo Gatta ci invita a diffidare delle biblioteche “star” inquadrate in televisione  alle spalle dei personaggi pubblici intervistati, perché non sono libri letti ma scelti in blocco per arredare.

Gianpiero Mughini ritorna sui suoi passi, e se  considerava un sacrilegio accatastare libri per terra,  negli ultimi due anni  si è convertito con soddisfazione alle pile di libri “che fanno un figurone” in  un angolo strategico della sua biblioteca.

Le librerie sono dunque cose vive, sembrano godere di una energia intrinseca, di una forza vitale.  Scrive Luigi Mascheroni nella bella prefazione al volume:“Se il Dio dei libri esiste, me lo immagino come il Bibliotecario dipinto dall’Arcimboldi, un grande volume in folio al posto di spalla e braccio, segnalibri come dita, il volto composto da piccoli libretti, un dorso, per naso, due plaquette per labbra e folte pagine bianche aperte per capigliatura- pretenderà dai suoi adepti passione, furore e Babilonia. Che raramente coincidono con ordine, disciplina e compostezza.”

Perché  si possono leggere libri  nel disordine caotico anche senza sfogliarli, “semplicemente sfiorandoli con i polpastrelli” (Umberto Eco). Il disordine, il caos cartaceo puo’ rivelarsi come lo specchio infinito dell’Universo. Il saggio di Massimo Gatta, è in fondo costruito quasi come una biblioteca,  con le  pagine fitte di  note a piè di pagina che rimandano a volumi, suggestioni, riferimenti  in un vortice inebriante di citazioni, titoli che spingono il  lettore a  conoscere e scoprire  tanto di più, proprio  come accade curiosando tra gli scaffali di una fornitissima libreria.

 

Massimo Gatta  è bibliotecario dell’Università degli Studi del Molise. Studioso di editoria del Novecento, tipografia privata, bibliografia. Ha collaborato al supplemento domenicale de «Il Sole 24 Ore»,s scrive per numerosi periodicidi settore e per l’editore Palladino di Campobasso ha diretto la Collana “DAT – Documenti d’Arte Tipografica”. È  inoltre direttore editoriale della casa editrice Biblohaus di Macerata, specializzata in bibliografia e bibliofilia. per l’editore Palladino di Campobasso ha diretto la Collana “DAT – Documenti d’Arte Tipografica”. Con Graphe. it ha pubblicato “Breve storia del Segnalibro”. 

 

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