La storia di due amici innamorati di Roma che li ha ospitati nell’Ottocento, ci regala una inedita fotografia della nuova Capitale d’Italia. La mostra nelle sale di Villa Farnesina affrescate da Raffaello. Dal 12 gennaio fino al 25 febbraio
Villa Farnesina alla Lungara, da giovedì 12 gennaio e fino a sabato 25 febbraio 2023, ospita la raffinata mostra “L’Ottocento a Villa Farnesina: il Duca Di Ripalda, il Conte Giuseppe Primoli e Roma Nuova Capitale d’Italia”, a cura di Virginia Lapenta e Valeria Petitto.
In una gara senza esclusione di colpi fra contenitore e contenuto, la mostra si sofferma a esplorare un periodo meno noto della Villa, l’Ottocento appunto, partendo dalla figura dei due personaggi che la abitarono e la amarono.
La storia di quella che oggi conosciamo come Villa Farnesina affonda le sue radici nei primissimi anni del Cinquecento, quandoil ricco banchiere di origine senese, Agostino Chigi, incarica l’architetto Baldassarre Peruzzi della costruzione trans Tiberim di una sorta di villa d’otium, che sarà decorata a fresco da maestri come Raffaello, Sebastiano del Piombo, il Sodoma e lo stesso Peruzzi.
Galatea, Raffaello Sanzio, Villa Farnesina
Proprio Raffaello, l’artista dandy amico personale di Chigi, ha consegnato al banchiere e a noi tutti capolavori assoluti come la Galatea, l’affresco in cui la bella ninfa è colta mentre si allontana dal suo corteggiatore su un fantastico cocchio tirato da delfini, a cui fa da contrappunto il tormentato Polifemo di Sebastiano del Piombo, e soprattutto la meravigliosa loggia di Amore e Psiche, trasformata in una pergola, dove la vegetazione del giardino si prolunga virtualmente all’interno, sul cui soffitto Raffaello e la sua bottega dipingono due finti arazzi con le scene del sontuoso Convito degli Dei e delle nozze di Amore e Psiche, culmine simbolico dell’intero ciclo pittorico ispirato all’Asino d’Oro di Apuleio. Originariamente questo era l’ingresso della villa alla quale si arrivava attraverso un ricco insieme di giardini che digradavano sul Tevere, ancora non irregimentato dai muraglioni, dando al complesso l’aspetto di un magnifico “viridarium”paragonato dai contemporanei alle più celebri dimore dell’antichità.
L’ assetto attuale della Villa è frutto di una serie di interventi successivi che l’hanno resa un palinsesto continuo e che la mostra in corso ci permette di comprendere con un focus sulla sua fase ottocentesca.
Passata attraverso turbinose vicende e numerosi passaggi di proprietà, la Villa, attualmente sede di rappresentanza, ma aperta al pubblico, dell’Accademia Nazionale dei Lincei, porta il nome e la memoria dei Farnese, a cui pervenne nel 1579 in violazione del vincolo ereditario posto dal suo committente e, dopo un periodo di abbandono, nel tempo fu abitata occasionalmente da ospiti eccellenti come il cardinale Richelieu, la regina Cristina di Svezia e diversi ambasciatori di Luigi XIV. Nel 1735 l’edificio passò con l’eredità di Elisabetta Farnese a Carlo IV, re delle Due Sicilie, e divenne residenza di vari diplomatici napoletani, finché Francesco II di Napoli, ritiratosi a Roma dopo l’abdicazione, nel 1861 lo concesse in enfiteusi per 99 anni, con l’obbligo di eseguire i necessari lavori di manutenzione, all’ambasciatore di Spagna a Napoli, Salvador Bermudez de Castro, duca di Ripalda, che aragione ne è considerato il primo conservatore.
Egli, infatti, si fece promotore di una serie di interventi di riqualificazione che la salvarono dal deperimento, sotto la direzione dell’architetto Antonio Cipolla, a cui si affiancarono interventi artistici come le nuove decorazioni parietali di gusto ottocentesco, la cosiddetta saletta pompeiana, la sostituzione del pavimento in cotto con uno in graniglia con il suo stemma in primo piano, le grottesche delle imposte e la decorazione dello scalone. La costruzione dei muraglioni del Tevere, tema molto dibattuto sin dal XVI secolo, fu osteggiata fortemente dal Duca che temeva per la stabilità dell’edificio e delle sue pitture, ma anche perché causa del decurtamento di 3/ 4 del viridarium.
Nonostante le sue proteste però, i lavori proseguirono, portando accidentalmente e fortunatamente alla luce i resti di una preesistente residenza di età augustea, probabilmente appartenuta ad Agrippa, i cui affreschi, mosaici pavimentali e stucchi sono oggi esposti nella sede del Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo alle Terme. Con l’aumentare del traffico motorizzato pesante effettivamente cominciarono a manifestarsi i temuti danni all’esterno e negli intonaci affrescati, ma, grazie agli studi di una commissione presieduta dal Socio Linceo Prof. Ing. Gustavo Colonnetti, venne realizzata dalla Saga Pirelli “una piastra galleggiante” composta da circa 6 mila mattoni, il cui prototipo è esposto in mostra, che ancora oggi costituisce una sorta di sotto-tappeto del manto stradale del Lungotevere a protezione del complesso.
Loggia di Galatea, Villa Farnesina
Una sorte analoga lega la Farnesina a Palazzo Primoli, situato dall’altra parte del Tevere, oggi sede del Museo Napoleonico, dove viveva l’altro protagonista della mostra, il conte Giuseppe Primoli, pronipote di Napoleone, che, tornato nel 1871 da Parigi a Roma, dove era nato, si ritrovò anch’egli a vivere le profonde trasformazioni sociali e urbanistiche della città, divenuta Capitale d’Italia, testimoniate magistralmente nella sua attività di primo fotoreporter della storia.
Il percorso espositivo accompagna il visitatore nella scoperta di queste due figure e del loro rapporto con la città in cambiamento attraverso le fotografie scattate dal Conte Primoli negli ultimi anni dell’Ottocento, sottolineando l’aspetto degli apparati decorativi ottocenteschi della sala in cui il visitatore si trova, con un interessante excursus sulle ornamentazioni pittoriche a finti tendaggi e sui succhi d’erba, una sorta di alternativa economica dell’ arazzo appositamente concepiti a complemento della decorazione rinascimentale. Una sala multimediale ci descrive l’evoluzione delle decorazioni tessili parietali, dagli arazzi ai corami a una antesignana carta da parati in carta di riso, come indicatori del benessere dei diversi proprietari, mentre la sezione al primo piano ci racconta la città “intorno a Villa Farnesina”, con un focus su Palazzo Farnese, su Palazzo Corsini e sul tratto delle Mura Aureliane visibile all’interno del giardino della Villa, che costituisce uno dei pochi resti della cinta muraria ancora conservati sulla riva destra del Tevere.
Infine, l’esposizione di alcuni disegni a cura dell’École Françaisede Rome, presenta il lavoro dell’architetto Virginio Vespignani, uno dei protagonisti di quel processo artistico architettonico di renovatio urbis che intendeva avvicinare Roma ai modelli delle capitali europee moderne.
Un’occasione da non perdere dunque, per scoprire un posto magico dove immergersi nella storia della nostra meravigliosa città.
INFO
L’Ottocento a Villa Farnesina. Il Duca di Ripalda, il Conte Giuseppe Primoli e Roma nuova Capitale
d’Italia, Villa Farnesina, via della Lungara 230
Dal lunedì al sabato dalle ore 9-14 (ultimo ingresso ore 13.15). Seconda domenica del mese dalle ore 9 alle ore 17 (ultimo ingresso ore 16.15)