Le proposte per salvaguardare il sistema sanitario italiano
13 gennaio 2025
L’U.A.P. (Unione Nazionale Ambulatori, Poliambulatori, Enti ed Ospedalità Privata) ha convocato una conferenza stampa per il prossimo 22 gennaio, coinvolgendo le principali associazioni di categoria delle strutture private convenzionate e dell’ospedalità accreditata. L’obiettivo è discutere la proposta avanzata al Ministero della Salute per contrastare i gravi disservizi creati dal nuovo nomenclatore tariffario, entrato in vigore lo scorso 30 dicembre, e garantire la continuità di un servizio pubblico essenziale.
La scorsa settimana, l’U.A.P. ha indirizzato una lettera al Ministro della Salute, Orazio Schillaci, e ai vertici istituzionali, presentando una proposta concreta per correggere le problematiche introdotte dalle nuove tariffe. Il nuovo tariffario rischia di gravare ulteriormente sugli ospedali pubblici delle regioni del Sud in piano di rientro e potrebbe portare alla chiusura di molte strutture sanitarie private, esponendole a potenziali acquisizioni da parte di interessi non nazionali.
Una strategia insostenibile per il sistema sanitario
“Le nuove tariffe non sono remunerative, come erroneamente sostenuto, ma sembrano progettate per mettere in crisi le strutture sanitarie private accreditate e compromettere la salute pubblica”, si legge in una nota dell’U.A.P. La situazione è aggravata da un’Italia sanitaria divisa: mentre le regioni del Nord, non soggette a piano di rientro, possono adeguare i fondi per evitare perdite, quelle del Sud devono applicare le nuove tariffe, rischiando il fallimento.
Al riguardo, infatti, occorre ricordare che il nuovo Nomenclatore tariffario doveva entrare in vigore già dal 2017, ma l’allora Ministro della Salute, On.le Roberto Speranza, non lo ha mai reso operativo in quanto inapplicabile. Ed infatti, già il giorno dopo l’approvazione, avvenuta il 14 novembre alla Conferenza Stato-Regioni, la Regione Lombardia ha deliberato un nuovo nomenclatore tariffario rialzando i fondi per evitare un miliardo di euro di perdita per l’anno successivo se si fosse applicato il nuovo tariffario con i tagli previsti, come affermato dallo stesso Guido Bertolaso, assessore al Welfare di Regione Lombardia.
Mentre il Veneto ha dichiarato di mantenere sino ad aprile il precedente nomenclatore introdotto dal Decreto Balduzzi, perché i prezzi previsti dall’attuale nomenclatore non sono remunerativi, né per le strutture private accreditate, né tantomeno per gli ospedali pubblici, così come fatto da tante altre Regioni del Nord Italia che non sono in piano di rientro.
Ci troviamo quindi dinanzi ad una situazione nazionale spaccata in due: le Regioni del Nord Italia che non sono in piano di rientro possono aumentare le proprie tariffe evitando il tracollo delle strutture accreditate e degli ospedali pubblici, mentre le Regioni del Sud Italia in piano di rientro, obbligate ad applicare tali tariffe, rischiano il fallimento delle proprie strutture.
La sospensione temporanea e il caos generato
L’U.A.P., insieme ad altre associazioni come AIOP e ANISAP, aveva ottenuto dal TAR Lazio la sospensione del decreto il 30 dicembre. Tuttavia, il Ministero della Salute, tramite l’Avvocatura dello Stato, ha richiesto e ottenuto l’annullamento della sospensiva, sostenendo che avrebbe causato ulteriori disservizi. L’applicazione immediata del nuovo tariffario ha invece aggravato il caos, soprattutto per i medici di base, che faticano a gestire i nuovi codici e adeguare i sistemi informatici.
Esempi concreti evidenziano l’impatto delle nuove tariffe:
• Per il PSA Reflex (PSA + PSA Free), esame necessario per l’individuazione di una patologia tumorale, il precedente tariffario prevedeva un rimborso di € 14,82 (tariffa ferma da 20 anni), oggi l’attuale nomenclatore prevede un rimborso per entrambi gli esami di soli € 3,95.
• Per il test Toxoplasma IgG e IgM, il rimborso è passato da €23,37 a €8,50.
• La visita cardiologica con ECG è ora rimborsata a €17,90 rispetto ai precedenti €24,53.
La proposta dell’U.A.P. per una sanità sostenibile
Per risolvere la crisi, l’U.A.P. unitamente alle maggiori associazioni di categoria rappresentative di 27.000 strutture sanitarie private accreditate e ospedalità accreditata propone di adottare il tariffario Balduzzi, aggiornato con l’ISTAT, e integrarlo con i nuovi LEA (Livelli Essenziali di Assistenza). Questo approccio consentirebbe di continuare a garantire un servizio e risolvere con tempestività ogni problema per i medici di base e per tutto il sistema sanitario nazionale, evitando disservizi ai cittadini e al personale sanitario.
“In un momento così delicato, è necessaria una regia chiara e una riorganizzazione dei servizi che punti alla qualità e all’efficienza, senza basarsi esclusivamente su economie di scala”, conclude la nota dell’U.A.P., auspicando una risoluzione tempestiva della problematica prima dell’udienza del 28 gennaio.
La sanità italiana, pubblica e privata, attende risposte rapide e incisive per tutelare i diritti dei cittadini e garantire un servizio di qualità.