di Massimo Reina
Ci sono voluti due anni, miliardi buttati, bollette da infarto, aziende sull’orlo del fallimento e contadini disperati con i carciofi invenduti… ma alla fine, eccola lì, l’Europa: si sveglia dal suo coma geopolitico indotto. Novella Brutta Addormentata nel Bosco — con Ursula von der Leyen al posto della fata madrina e Joe Biden nel ruolo del principe azzurro (con l’Alzheimer), e ora Trump nel ruolo del cavallo — si stropiccia gli occhi e balbetta:
“Basta energia americana. La priorità è l’emergenza bollette.”
Benvenuti. O forse sarebbe meglio dire: ben tornati nel mondo reale. Quello dove i dazi USA non sono “incidenti diplomatici”, ma colpi di lupara economica. Dove il gas liquido americano non è “solidarietà transatlantica”, ma un affare multimiliardario costruito sul sangue ucraino e la dabbenaggine europea.
Per mesi hanno dipinto chi osava dire queste cose come filo-putiniano, complottista, negazionista geopolitico, o peggio: sovranista da tastiera. E ora? Ora Jørgensen (ministro danese dell’Energia, mica un no-vax) ci dice che l’energia americana ci sta rovinando. E la Repubblica — che fino a ieri titolava come la CNN dopo un lavaggio con la candeggina NATO — pubblica la notizia con lo stesso stupore con cui si annuncerebbe il ritorno della peste bubbonica.
Ma dai? Davvero?
Davvero ci voleva una guerra, un embargo suicida alla Russia, e una sfilza di sanzioni che hanno fatto più male a noi che a Mosca, per capire che questa non è una guerra per l’Ucraina ma un assist clamoroso all’economia americana? Che dietro la retorica dei “valori democratici da difendere” c’era il più vecchio dei business: fare soldi sulla pelle degli altri, bloccando il gas russo per vendere il proprio a tre volte tanto?
E chi è il mandante? Joe Biden? Ma non scherziamo. Biden è stato solo il burattino consapevole di un meccanismo che parte da lontano. Trump? Non è altro che la versione sincera del cinismo americano, quella senza lustrini. Con Biden, lo schema è stato identico a quello attuale del Tycoon, ma profumato di “valori democratici”. Cambia la cravatta, non il pugno.
E l’Europa?
L’Europa, come sempre, si è piegata. Non sotto minaccia russa, ma per servilismo atlantico. Ha distrutto i suoi rapporti energetici con Mosca senza avere uno straccio di piano B. Ha firmato assegni in bianco a Washington per comprare gas liquido trasportato da navi inquinanti, costosissime e a lunga percorrenza.
Il risultato? Le aziende chiudono. I contadini protestano. I cittadini pagano bollette triple. Ma ehi, abbiamo difeso la libertà ucraina, dicono. Sì, come no. Nel frattempo l’Ucraina è diventata un campo minato, spopolato, in bancarotta, dove il grano non cresce più ma le tombe sì.
E mentre qui si muore di freddo, inflazione e tasse, negli USA il PIL sale, la produzione di gas vola e gli industriali americani si fregano le mani, vendendo energia, armi, e sogni di libertà confezionati in carta da giornale.
La vera emergenza? Il servilismo
Questa Europa che oggi si accorge del trucco è la stessa che ieri rideva ai banchetti NATO, brindava con Zelensky e insultava chi metteva in discussione la narrazione ufficiale.
Oggi piange sulle fatture, domani forse sulle urne elettorali, ammesso che ci lascino ancora votare visto l’andazzo. Perché a furia di prendere in giro i cittadini, qualcuno si sta accorgendo che il nemico non era in Russia, ma a Bruxelles, Parigi, Berlino, Roma.
La priorità, cara Europa, non è smettere di comprare energia americana.
La priorità è smettere di farsi prendere per i fondelli da chi dice di essere tuo alleato mentre ti svuota le tasche e ti spinge nel baratro.
E se qualcuno osa ancora parlare di “amicizia transatlantica”, fategli leggere la bolletta. E poi il listino degli armamenti Lockheed Martin. Magari si sveglia pure lui.