Alla Fondazione Leonardo Sciascia, un convegno riattiva quella costellazione di rapporti tra parola e visione che l’autore siciliano seppe tessere con rara coerenza, trasformando la letteratura italiana in una interrogazione critica, ermeneutica e figurativa della società. Orizzonte di riflessioni a Racalmuto, 21 e 22 novembre 2025
In ogni epoca in cui la letteratura si è misurata con le forme dell’immaginario, la parola ha cercato di farsi strumento
di conoscenza, capace di penetrare il reale oltre la sua semplice apparenza. È in questo orizzonte, dove lo sguardo diventa metodo e non solo percezione, che si colloca una delle figure più fertili ed esaltanti del Novecento italiano.
Leonardo Sciascia, nato a Racalmuto nel 1921 e scomparso a Palermo nel 1989, figura centrale della cultura italiana del secondo dopoguerra, concepì la scrittura come un laboratorio di sguardi, un luogo in cui la parola non descrive soltanto, ma analizza, illumina, indaga.
La sua opera, nutrita da un’acuta visione sociale e da un rigore morale che ne hanno fatto uno degli intellettuali più lucidi del periodo post bellum, attraversa un dialogo di continua percezione con la società. Appassionato conoscitore di pittura, fotografia, cinema e incisione, Sciascia non considerò mai le arti figurative come semplice repertorio iconografico, esse costituirono per lui un vero metodo conoscitivo, una interpretazione dello sguardo che ha profondamente influenzato la sua prosa limpida e insieme densamente simbolica.

Il convegno “Genealogie visuali. Leonardo Sciascia e l’arte dello sguardo” nasce con l’intento di interrogare proprio tale nucleo fondante. Ossia il vitale intreccio tra linguaggio iconico e linguaggio scritto, tra la visione delle cose e la loro interpretazione. In Sciascia, ogni figura allegorica si fa commento verbale, ogni scena descritta assume la forma di un tableau vivant che apre al lettore un “varco” nel quadro, ogni punto di vista è modellato come se fosse quello di un artista chiamato a ricostruire il mondo per immagini. Pensare in termini plastici, per lo scrittore siciliano, significa dunque esercitare un atto interpretativo che organizza lo spazio narrativo e lo piega a un’esigenza conoscitiva. Ovvero un’indagine razionale che si serve della visione come lente ermeneutica.
Questo orizzonte di riflessioni verrà esplorato attraverso tre direttrici tematiche: “Iconografie e iconologie”, “Testi, intertesti, paratesti”, “Visioni filmiche” , che consentiranno di ricostruire le genealogie culturali e formali dell’immagine nell’opera sciasciana. A guidare il percorso saranno studiosi, critici e artisti di diversa provenienza: Antonio Di Grado (Direttore letterario della Fondazione Leonardo Sciascia), Rosario Perricone, Marco Carmello, Rolando Bellini, Roberto Deidier, Lavinia Spalanca, Epifanio Ajello, Paolo Squillacioti, Salvatore Ferlita, Alessandro Cutrona, Clotilde Bertoni, Giuseppe Traina, Sandro Volpe e Antonio La Torre Giordano.
A chiusura dei lavori, la tavola rotonda “La parola agli artisti” riunirà Fabrizio Catalano, Giuseppe Modica, Edo Janich e Giuseppe Agnello, testimoni diretti di un dialogo umano e professionale che Sciascia seppe intrattenere con il mondo dell’arte in modo radicale e fecondo, e mai come semplice collezionista o osservatore, ma come scrittore che vede e pensa per immagini.
Il convegno, che si terrà il 21 e 22 novembre 2025 presso la Fondazione Leonardo Sciascia, a Racalmuto (Agrigento) – Viale della Vittoria, 3 – si propone dunque di riattivare quella costellazione di rapporti tra parola e visione che l’autore seppe tessere con rara coerenza, offrendo nuovi strumenti per comprendere la modernità di una figura che ha trasformato la letteratura italiana in un luogo di interrogazione critica, ermeneutica e figurativa della società. @Riproduzione riservata

