A un anno dalla morte (18 agosto 2024), omaggio ad Alain Delon icona del cinema oltre le epoche. Un lavoro di studio comparato tra due uomini, nel salto dei secoli, legati da visioni oniriche inebrianti d’amore inquietudini e melanconie, leggende di rara intelligenza. Nella società del Settecento Casanova, nella nostra contemporaneità Delon. Due uomini enigmatici e misteriosi specularmente unici. Abstract del saggio per “In Orizzonte di tempo”. Solfanelli Editore (2025) progetto letterario ideato e diretto da Pierfranco Bruni
“Due leggende in una storia tra epoche”. Saggio al libro In Orizzonte di tempo, Solfanelli Editore (2025) nell’ambito del Progetto Casanova 300 Ministero della Cultura. Comitato nazionale presieduto da Pierfranco Bruni antropologo e scrittore. Da questo lavoro di studio comparato riprendiamo l’abstract, a un anno dalla morte di Alain Delon, (18 agosto 2024) l’attore e produttore francese dallo sguardo magnetico e inquieto capace di attrarre celebri registi e rapire cuore e mente del pubblico di tutte le epoche.

A confronto due personaggi dalla eccezionale genialità sullo sfondo di una magica ardente seduzione in un solco di alchemica irripetibile attrazione. Due anime tormentate e tormentanti con un ingegno e una intelligenza fuori dal comune, i cui tratti personali si sovrappongono insieme all’audacia di una vita vissuta a mille all’ora con una carica carismatica senza eguali. Due uomini enigmatici e misteriosi specularmente unici.
Giacomo Casanova e Alain Delon. Accomunati da una infanzia subita in entrambi emerge una indomita personalità forgiata da sofferenze interiori apparentemente obliate e mai sopite. Figure capaci di mescolare abilmente avventura, cultura e passione in travolgenti percorsi che non si sottraggono a esperienze esistenziali introspettive. Dotati di un intelligenza del tutto speciale per muoversi come pedine in una scacchiera alla raffinata ricerca della perfezione.
Giacomo Casanova e Alain Delon. Due uomini, due epoche.
Una lettura filosofica per una incantevole seduzione partendo dal romanzo Il ritorno di Casanova, dello scrittore e drammaturgo austriaco Arthur Schnitzler che nel 1918 anno di uscita del racconto aveva 53 anni.
Quanti ne aveva Giacomo Casanova al tempo della rocambolesca fuga dai Piombi, un’antica prigione situata nel sottotetto del Palazzo dei Dogi nel sestiere di San Marco a Venezia, narrata dallo stesso scrittore veneziano in Histoire de ma fuite des prisons de la République de Venise qu’on appelle les Plombs (Storia della mia fuga dai piombi). Il libro pubblicato per la prima volta a Lipsia nel 1788 in lingua francese col nome dell’autore Jacques Casanova, Chevalier de Seingalt.

E, 53 anni aveva uno degli uomini più poliedrici del mondo della settima arte, nel momento forse più cruciale della sua vita movimentata. Alain Delon assoluto sex symbol senza tempo, leggenda della storia cinematografica internazionale. “Italiano di cuore e francese di nascita’’ sempre uguale per emozione e parole la dichiarazione al centro delle innumerabili interviste rilasciate nel corso della sua carriera partita proprio dall’Italia per le interpretazioni di celebri film per celeberrime regie. Protagonista in Le retour de Casanova (Il ritorno di Casanova) film diretto dal regista francese Edouard Niemans per la sceneggiatura di Jean-Claude Carrière, tratto dall’omonimo romanzo di Arthur Schnitzler, l’attore mito del cinema francese torna sul grande schermo nel 1992 nei panni di Giacomo Casanova italiano di nascita e francese di cuore.

Non certo casuale il ruolo scelto per Alain Delon allora cinquantasettenne finemente seducente, metafora di intensa bellezza e senso inquietante del mistero pari a Casanova nei suoi viaggi tra amori esaltazione della vita e nobiltà.
Due uomini legati nel salto dei secoli da visioni oniriche inebrianti d’amore e melanconie, divenuti personaggi iconici di rara intelligenza, nella società del Settecento Casanova, nella nostra contemporaneità Delon.
Due figure oltre le epoche che intrecciano lingua e nazionalità, temi dell’amore e della morte, quelli dell’arte, della letteratura in una ricerca esistenziale sulle note vibranti al tempo stesso inquiete, in una solitudine interiore di una infanzia per entrambi segnata.

E per entrambi una risorsa da cui risalire per raggiungere la magia del mito. Ideale di perfezione.
La perfezione cos’è se non il sublime dell’estetica che guida incantando lo spirito. Una filosofia dunque che trae linfa vitale da una fenomenologia dell’estetica declinata armonicamente in intelletto grazia e bellezza.
Casanova lo comprese delineando in azione la forza della bellezza seducente quale struttura della società, pur contrapponendosi alla teoria della ragione del Secolo dei Lumi. Un trasgressivo nel pensiero, un precursore dei tempi.
Delon aveva in sé il sublime di una seduzione ammaliatrice incorniciata dal profondo talento in una costante, la precisione, il perfezionismo. La bellezza come perfezione. La perfezione della bellezza nell’arte.
Illuminato conoscitore e amante dell’arte, Alain Delon fu un grande collezionista, di oggetti, opere e dipinti di valore altissimo degni di un museo. William Leymergie per Antenne 2 lo intervistò il 7 settembre 1987, nel suo sontuoso triplex al 42 di avenue du Président-Kennedy a Parigi sullo sfondo della Torre Eifel lungo La Senna.

In esposizione sculture e dipinti unici acquistati fin dagli anni ‘60 agli esordi della sua straordinaria carriera da attore e produttore cinematografico.
Casanova e Delon hanno rappresentato la incarnazione di due intelligenze critiche oltre la seduzione, attraversate da controversie interiori tipiche di soggetti cui centro pulsante è la mente. E il cuore il superamento del concetto di seduzione.
Sarebbe un falso storico assimilarli a un Don Giovanni.
Quel don Juan Tenorio personaggio teatrale della letteratura spagnola comparso per la prima volta nel 1632 nella commedia di Tirso de Molina El Burlador de Sevilla y convidado de piedra, ripreso da Moliere e seppurreso celebre nel 1787 da Wolfang Amadeus Mozart nell’opera lirica Il dissoluto punito, quel Don Giovanni restituisce soltanto l’idea dello sciupafemmine donnaiolo. Dissolutezza appunto.
Per Giacomo Casanova, l’amore per le donne si rivela preminente al gioco erotico, sensibilmente plasmato come sublimazione seduttiva in arte e vita anche per Alain Delon.
Per caso o per destino ancora un incrocio per due trame in due libri e un titolo. “Dolce e crudele” edito da Sperling & Kupfer il libro di Anthony Delon uscito sul finire del 2023. Il figlio del mostro sacro del cinema alza il sipario: La mia famiglia, la mia storia. Mostrandola come si rivela a telecamere spente e a porte chiuse offrendo un commovente ritratto della sua infanzia della sua giovinezza e il rapporto tormentato con il padre Alain Delon. La complessità di vivere alla sua ombra. Il senso interiore di solitudine.
Lo stesso provato da Delon a quattro anni affidato a famiglie diverse dopo la separazione dei suoi genitori. Medesimo disagio vissuto da Giacomo Casanova ad otto anni dopo la morte del padre e la madre ballerina in tournée.
Il suo libro, un best seller in Francia, una storia di resilienza, afferma Anthony Delon, scritta per superare le paure, le ferite, le delusioni. Affrontare il senso di abbandono che si replica. Una riflessione introspettiva per non riprodurre il modello familiare. Uno sguardo una voce quella di Delon Junior, tengono in equilibrio curiosità e accettazione in un mosaico narrativo che commuove e sorprende.
Tra tanti aneddoti sorprendenti, la volta che Alain Delon rientrò dalle riprese a casa di pomeriggio, prima del previsto.

All’epoca viveva con Mireille Darc che per Anthony fu una seconda mamma. Trovò Valery Giscard d’Estaing Presidente della Repubblica francese con fama di donnaiolo, che Delon ben conosceva per averlo sostenuto nella recente campagna presidenziale del 1974. Alain non sapeva che Mireille l’avesse invitato per gentilezza a prendere un tè. Penso – sostiene Anthony Delon – che nessun presidente soprattutto in carica, sia stato mai licenziato in quel modo. Quando mio padre entrò nel salone rosso e li vide, piccato disse: ” Buongiorno signor presidente, a casa mia ricevo solo la gente che invito io, quindi le chiedo di andarsene immediatamente“. Lui è sempre stato molto geloso…Commenta Anthony nel suo libro che ha emozionato e fatto ridere lo stesso Alain Delon leggendolo a poco meno di sei mesi dalla morte a 88 anni. Avvenuta il 18 agosto 2024 nel suo castello a Douchy – Montcorborn in Francia, a distanza di duecentoventisei anni da Giacomo Casanova che mori nel Castello di Duchcov (Dux)parte nord-occidentale della regione storica della Boemia oggi Repubblica Ceca, dove visse dal 1785 al 4 giugno 1798, giorno presunto della scomparsa.

Due autobiografie per un parallelo esistenziale.
Delon: Les femmes de ma vie. Edizione francese del 2011 del libro di Alain Delon: ho voluto rendere omaggio alle donne che ho amato, che mi hanno amato e alle quali devo tutto ciò che sono. Perché per loro, attraverso di loro e grazie a loro, ho sempre desiderato essere il più bello, il più bravo, il più forte e leggerlo nei loro occhi.
Histoire de ma vie di Giacomo Casanova.
Due leggende in una storia tra epoche.

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Pierfranco Bruni è nato in Calabria.
Archeologo direttore del Ministero Beni Culturali, presidente del Centro Studi “ Francesco Grisi” e già componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all’estero.
Nel 2024 Ospite d’onore per l’Italia per la poesia alla Fiera Internazionale di Francoforte e Rappresentante della cultura italiana alla Fiera del libro di Tunisi.
Incarichi in capo al Ministero della Cultura
• presidente Commissione Capitale italiana città del Libro 2024;
• presidente Comitato Nazionale Celebrazioni centenario Manlio Sgalambro;
• segretario unico comunicazione del Comitato Nazionale Celebrazioni Eleonora Duse.
È inoltre presidente nazionale del progetto “Undulna Eleonora Duse”, presidente e coordinatore scientifico del progetto “Giacomo Casanova 300”.
Ha pubblicato libri di poesia, racconti e romanzi. Si è occupato di letteratura del Novecento con libri su Pavese, Pirandello, Alvaro, Grisi, D’Annunzio, Carlo Levi, Quasimodo, Ungaretti, Cardarelli, Gatto, Penna, Vittorini e la linea narrativa e poetica novecentesca che tratteggia le eredità omeriche e le dimensioni del sacro.
Ha scritto saggi sulle problematiche relative alla cultura poetica della Magna Grecia e, tra l’altro, un libro su Fabrizio De André e il Mediterraneo (“Il cantico del sognatore mediterraneo”, giunto alla terza edizione), nel quale campeggia un percorso sulle matrici letterarie dei cantautori italiani, ovvero sul rapporto tra linguaggio poetico e musica. Un tema che costituisce un modello di ricerca sul quale Bruni lavora da molti anni.
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