Home In Evidenza Un nuovo modello per la prevenzione della Legionella: efficacia, costi e sostenibilità. Intervista al prof. Vincenzo Romano Spica

Un nuovo modello per la prevenzione della Legionella: efficacia, costi e sostenibilità. Intervista al prof. Vincenzo Romano Spica

Silvia Gambadoro

Ridefinire le strategie di prevenzione della Legionella è oggi una sfida cruciale per la sanità pubblica. A parlarne è il professor Vincenzo Romano Spica, Ordinario di Igiene, Direttore del Laboratorio di Epidemiologia e Biotecnologie Università di Roma Foro Italico. Al centro delle sue più recenti ricerche europee c’è  la proposta di un approccio più mirato: concentrare monitoraggio e bonifica innanzitutto su Legionella pneumophila, patogeno realmente responsabile della quasi totalità dei casi clinici comunitari. Lo studio, con un focus sugli edifici non ospedalieri, offre indicazioni concrete e spunti di policy rivolti a tecnici, autorità di regolamentazione e decision-maker della salute pubblica, chiamati a conciliare sicurezza, costi e sostenibilità

Professore, partiamo dal contesto: perché oggi è necessario parlare di una ridefinizione delle strategie di prevenzione della Legionella negli edifici pubblici?

Negli ultimi anni i dati raccolti a livello europeo mostrano chiaramente che è arrivato il momento di rivedere i modelli di  prevenzione. L’approccio tradizionale, che prevede il monitoraggio di tutte le Legionelle, non corrisponde al rischio reale. In realtà oltre il 95% dei casi di malattia del legionario è costantemente causato da Legionella pneumophila, come dimostrato anche dai dataset di sorveglianza di alta qualità raccolti in decenni di osservazione in paesi come Italia, Danimarca e Francia, oltre che dal Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie. Ed è proprio da questi dati che emerge la necessità di ridefinire le strategie, così la Legionella può essere affrontata in maniera più mirata, efficace e sostenibile.

Nelle sue ultime ricerche europee lei ha messo in discussione i modelli tradizionali. Quali sono i dati principali che l’hanno portata a ripensare l’approccio di monitoraggio?

La nostra analisi dimostra che le strategie ad ampio spettro comportano fino al 40% di costi aggiuntivi senza un rilevante impatto sulla riduzione dei casi. Concentrarsi su L. pneumophila, invece, significa mantenere invariato il livello di protezione ma con un notevole risparmio, sia per gli operatori che per le strutture pubbliche.

Prevenzione della Legionella: Analisi costi – benefici*

Perché concentrare l’attenzione su Legionella pneumophila rappresenta, a suo avviso, la scelta più efficace rispetto a un controllo ad ampio spettro?

Perché si tratta del patogeno realmente responsabile della quasi totalità dei casi clinici. Un approccio mirato al suo monitoraggio è microbiologicamente fondato, riduce la complessità operativa e permette di concentrare le risorse laddove servono davvero. In questo modo si ottiene la stessa protezione della salute pubblica, ma con maggiore efficienza e sostenibilità.

Lo studio analizza variabili come temperatura dell’acqua, tipologia di edifici ed esposizione. Può spiegare in che modo questi fattori incidono sulla proliferazione del batterio e sulla scelta delle strategie di prevenzione?

Abbiamo modellizzato decine di tipologie di edifici pubblici, integrando dati reali sul campo. Legionella pneumophila mostra la capacità di prosperare in acque leggermente più calde rispetto ad altri ceppi del genere. Questo significa che, conoscendo le condizioni di temperatura, i percorsi di esposizione e la suscettibilità degli individui, possiamo elaborare modelli di rischio incentrati su parametri concreti e più aderenti alla realtà.

Ha sottolineato che le strategie ad ampio spettro comportano costi maggiori a fronte di benefici marginali. Quali sono le differenze in termini economici tra l’approccio tradizionale e quello mirato?

La differenza è sostanziale: le strategie  ad ampio spettro comportano fino al 40% di costi aggiuntivi senza un rilevante impatto sulla riduzione dei casi.

Concentrarsi su Legionella pneumophila, invece, significa mantenere invariato il livello di protezione ma con un notevole risparmio, sia per gli operatori che per le strutture pubbliche.

Un aspetto centrale della sua proposta riguarda l’ambiente: in che modo ridurre l’uso di biocidi e trattamenti invasivi contribuisce non solo a tutelare la salute ma anche a proteggere le infrastrutture idriche e l’ecosistema?

Riducendo l’impiego di biocidi non solo abbassiamo i costi delle bonifiche, ma evitiamo anche di danneggiare tubature e impianti idrici con trattamenti aggressivi. Inoltre, con interventi  mirati e diffusi su ampia scala, limitiamo l’impatto ambientale derivante dall’uso massiccio di sostanze chimiche.In questo senso parliamo di una  strategia ONE HEALTH: la sostenibilità ambientale, degli ecosistemi  ed economica, perfettamente in linea con gli obiettivi dell’Unione Europea per la salute pubblica e la salute planetaria.

Quali raccomandazioni concrete emergono dal suo studio per tecnici, autorità di regolamentazione e decision-maker chiamati a conciliare sicurezza, sostenibilità e costi di gestione?

La sintesi è semplice: puntare sull’evidenza scientifica,  consapevoli che le  risorse sono limitate. Almeno per edifici non ospedalieri e in assenza di particolari fragilità, sarebbe bene indirizzare il monitoraggio  e gli interventi di bonifica su Legionella pneumophila, per garantire la protezione della salute pubblica nel maggior numero di edifici ma con costi e impatti ambientali molto inferiori. È una strategia che unisce rigore scientifico, efficienza operativa e responsabilità ecologica.

Qual è il messaggio che intende lasciare alla comunità scientifica e a chi si occupa ogni giorno di prevenzione della Legionella?

Proteggere la salute pubblica non significa necessariamente spendere di più o usare più chimica. Concentrarsi su Legionella pneumophila -a seguito di un’accurata valutazione dei rischi – vuol dire salvaguardare la salute pubblica e al tempo stesso ridurre costi e impatto ambientale. È un equilibrio possibile, dimostrato dai dati, e da affidare alla competenza e al buon senso degli operatori coinvolti nella prevenzione della legionellosi.

 

La Legionella è un batterio gram-negativo che vive naturalmente negli 
ambienti acquatici, come fiumi, laghi e falde, ma può proliferare 
soprattutto negli impianti idrici 
artificiali (tubature, serbatoi, 
condizionatori, docce, piscine, 
vasche idromassaggio).
Il principale agente patogeno per 
l’uomo è Legionella pneumophila, 
responsabile della grande maggioranza delle infezioni.
 Quando le persone inalano per 
aerosol acqua contaminata,il batterio può causare 
la malattia del legionario, una forma di polmonite anche grave, 
oppure la febbre di Pontiac,una 
sindrome simil-influenzale 
più lieve.
La prevenzione si basa sul 
monitoraggio degli impianti idrici,
 sul controllo della temperatura dell’acqua, sulla manutenzione.

 Fonti:  Scaling UP! H2O

* Grafico tratto dallo studio Legionnaires’ Disease Surveillance and Public Health Policies in Italy: A Mathematical Model for Assessing Prevention Strategies del dottor Vincenzo Romano Spica

Consulta lo studio Del prof. V.R.Spica

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