La prima versione italiana nella traduzione di Fabrizio Catalano del capolavoro di uno dei più fervidi interpreti del simbolismo belga. “A torto, per molto tempo, si è pensato che il Simbolismo non fosse sufficientemente engagé. Invece in ogni opera che nasce davvero dal talento non può che esserci una critica al sistema in cui viviamo, che, dietro la cortina del confort , nega con rapace pervicacia tanto la sensibilità quanto l’intelligenza…” (Fabrizio Catalano)
La letteratura simbolista belga, con la sua ricca e vibrante espressione artistica, ha trovato nella figura del poeta, drammaturgo e scrittore Charles Van Lerberghe (Gand, 21 ottobre 1861 – Bruxelles, 26 ottobre 1907) uno dei suoi più fervidi interpreti. Il suo poema “La chanson d’Ève” (La canzone di Eva) edita Societe du Mercure de France, rappresenta un canto del cigno, non solo per l’autore, ma per un’intera epoca influenzata dall’Art Nouveau che, attraverso le parole, riesce a trasmettere un’esperienza mistica e sensoriale, una sorta di rito d’iniziazione verso un regno di pura innocenza e colori.

La traduzione integrale di questo capolavoro in italiano, pubblicata nella collana Classici della Linea Edizioni, a cura di Fabrizio Catalano, una voce irregular nel panorama intellettuale italiano ed estero, nipote di Leonardo Sciascia, che fu il nonno, segna un momento fondamentale nel panorama culturale contemporaneo. Grazie a questa traduzione, il lettore italiano ha finalmente l’opportunità di immergersi in un testo che riscrive le origini della Terra e dell’esistenza umana, plasmando un nuovo immaginario collettivo e personale.
Ma cosa rende “La canzone di Eva” un’opera così straordinaria simbolo di Innocenza e Vita?

“Tra la fine del XIX e il principio del XX secolo” racconta Catalano “numerosi autori simbolisti s’erano provati a riscrivere leggende e archetipi, da Erodiade a Salomé, da Polifemo alla sposa di Corinto. Nessuno però s’era mai spinto nel territorio che qui Van Lerberghe osa esplorare, ribaltando il mito per eccellenza: quello della Genesi”.


Il 1904, anno di uscita dell’opera firmata dal “poeta dalla matita d’oro”, secondo cui Eva in una visione metafisica diviene, sottolinea Fabrizio Catalano, “protagonista di un lungo e caleidoscopico inno alla libertà, immersa in un Eden rivoluzionario, dove Adamo non compare, ma dove invece resistono dei e personaggi leggendari.
Eva decide intenzionalmente di sfidare Dio: mangiando la mela sceglie l’amore e la conoscenza, disdegnando l’immortalità. Figura modernissima, questa prima donna porta già in sé l’universo interiore di tutte le donne del futuro”.
Il poema si apre con una riflessione sull’innocenza, un tema centrale nell’opera di Van Lerberghe. Eva, figura archetipica che incarna la primordiale purezza, diventa un simbolo di vita e fertilità. La sua presenza è avvolta da una dimensione quasi eterea, dove i colori e le immagini si intrecciano in un linguaggio poetico che trascende il tempo e lo spazio. Ogni verso sembra dipingere un affresco di sensazioni, un invito a esplorare il mondo con gli occhi di un bambino, senza pregiudizi e con una meraviglia contagiosa.
“La canzone di Eva” può essere interpretata come un viaggio iniziatico. Eva non è solo una figura mitologica, ma una guida che conduce il lettore attraverso un percorso di scoperta e rinascita.
Questa dimensione di viaggio si riflette anche nei momenti di introspezione. Van Lerberghe invita il lettore a riflettere sulla propria esistenza, sul legame con l’origine e con il mondo che lo circonda. La scrittura poetica diventa quindi un mezzo per esplorare non solo la bellezza del creato, ma anche le fragilità e le tensioni che caratterizzano la condizione umana. Le emozioni di Eva diventano un riflesso delle nostre stesse esperienze, permettendoci di confrontarci con le nostre paure, speranze e desideri.
La traduzione di Fabrizio Catalano offre una porta d’accesso ad un nuovo immaginario di questo universo, creando un ponte tra culture e lingue. Con “La canzone di Eva”, ci troviamo di fronte a una riscrittura non solo del testo originale, ma della stessa concezione di origine e identità. Van Lerberghe, attraverso le sue parole, propone un’immagine della Terra come un’entità vivente, pulsante di energia e colori, dove ogni creatura ha un ruolo fondamentale.
“In questo momento di oscurantismo” afferma il traduttore “più che mai è necessario per gli esseri umani recuperare un rapporto con la bellezza consapevole. Nel corso del poema, Eva si ribella a quel dio creato dai monoteismi – che la vorrebbe gioiosa ma ignorante, che le intima di fermarsi all’esteriore venustà delle cose – mangiando il frutto proibito per accedere all’amore e alla verità. L’arte e la poesia possono contribuire ad affrancarci dalla brutalità di un mondo dove l’estremo sviluppo tecnologico convive, e in parte genera, devastante mancanza di consapevolezza. Lo constatiamo nell’esistenza di troppi esseri umani, e ancor di più negli abusi e negli orrori di governi criminali, che trasformano la già omologante logica monoteista in sopruso, in schiavitù, in sterminio”.
Il messaggio si fa universale: la riscoperta dell’innocenza e del legame profondo con la natura può offrire una strada verso la ricomposizione di una società frammentata e distratta. In un’epoca in cui l’individualismo e la tecnologia sembrano prevalere, “La canzone di Eva” ci ricorda l’importanza di riconnetterci con ciò che è autentico e semplice. La figura di Eva diventa così simbolo di una connessione perduta, un richiamo a ritrovare la nostra essenza e il nostro posto nel mondo.

Muse endormie (La musa dormiente) 1921
“A torto, per molto tempo, si è pensato che il Simbolismo, nel suo apparente disincagliarsi dalla realtà, non fosse sufficientemente engagé.Invece in ogni opera che nasce davvero dal talento, dall’intelligenza e dalla sensibilità umane non può che esserci una critica al sistema in cui viviamo, che, dietro la cortina del confort e del capriccio, nega con rapace pervicacia tanto la sensibilità quanto l’intelligenza. Ma, naturalmente, i versi di Van Lerberghe, innanzi tutto, sollecitano e incantano la nostra fantasia e ci portano in un universo fantasioso, popolato da sirene, fate, chimere, dai nostri più remoti antenati, da una ragazza capace di stupirsi e dall’Amore: un giovane, carnale dio dai capelli giacintei”.
Catalano, nella sua traduzione, riesce a mantenere intatta l’armonia delle parole originali, un aspetto fondamentale dell’opera che è stata musicata, fra i tanti, anche dal grande compositore Gabriel Fauré (Pamiers, 12 maggio 1845 – Parigi, 4 novembre 1924).

Le note di Fauré accompagnano i versi di Van Lerberghe come una dolce melodia che ci invita a perderci in un sogno, a lasciarci trasportare in un cosmo di bellezza e poesia.
“Conservare i suoni dolci del francese non è stato sempre possibile” rivela Catalano “ma ogni lingua ha le sue armonie, e persino le sue strategie, per toccare le corde dell’animo umano”.
La combinazione di parola e musica diventa un’esperienza multisensoriale, dove la voce di Eva risuona non solo nelle pagine del libro, ma anche nell’aria, creando un’atmosfera magica e coinvolgente.

La musica di Fauré si accorda perfettamente con il lirismo di Van Lerberghe, evocando la sacralità di un momento che celebra la vita, l’amore e l’innocenza. È un dialogo continuo tra le parole e le note, una danza che ci avvolge e ci conduce in un viaggio interiore.
“La canzone di Eva”, attraverso la traduzione di Fabrizio Catalano, arricchisce il patrimonio culturale italiano, portando alla luce un’opera che parla di noi, della nostra origine e della nostra connessione con il mondo. È un invito a esplorare la bellezza dell’innocenza e della vita, a riscoprire il nostro posto in un universo vasto e misterioso.
La lettura di “La canzone di Eva” diventa così non solo un’esperienza estetica, ma anche un’emozione profonda che ci invita a interrogarci sul nostro legame con la natura e con gli altri.

In un tempo in cui tutto sembra correre veloce, l’opera di Van Lerberghe ci spinge a fermarci, a contemplare e a riappropriarci di quel senso di meraviglia che, come un filo dorato, ci lega all’innocenza e alla bellezza del mondo.
Con “La canzone di Eva”, l’invito è chiaro: riscoprire il nostro viaggio, le nostre origini e il nostro immaginario, per vivere pienamente la poesia della vita. In queste pagine intensamente curate da Fabrizio Catalano possiamo riscoprire non solo un testo poetico, ma una lezione di vita che ci incoraggia a dare valore alla semplicità, all’intensità degli attimi e alla magia che si cela nella nostra quotidianità. La bellezza, insomma, è ovunque intorno a noi; basta avere il coraggio di guardare con gli occhi dell’innocenza.
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