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CORONAVIRUS: SINTOMI E CONTAGIO

Sara Piccolella

I coronavirus 2019-nCoV sono una vasta famiglia di virus noti per causare malattie che vanno dal comune raffreddore a malattie più gravi come la sindrome respiratoria acuta grave o la polmonite. La malattia si manifesta in base al tipo di virus che colpisce le vie respiratorie, ma i sintomi più comuni includono febbre, tosse, difficoltà respiratorie. Nei casi più gravi, l’infezione può causare polmonite, sindrome respiratoria acuta grave, insufficienza renale e persino la morte.

Questo virus si trasmette per vie aeree, perciò si sta diffondendo con molta velocità, in particolare in Cina, dove si è manifestato per la prima volta. Basti pensare che da inizio gennaio ad oggi, 9 febbraio, sono stati accertati circa 34.000 casi di persone colpite nel mondo, 6101 delle quali in gravi condizioni e circa 723 decessi (fonte: OMS 9/2/20).

Il virus si è manifestato per la prima volta a Wuhan e si è poi diffuso in 18 paesi, compresa l’Europa, dove si sono verificati i primi casi in Germania, Francia e a Roma, presso l’albergo Palatino in via Cavour, ora ricoverati in isolamento all’ospedale Spallanzani.

Nonostante la contagiosità del Coronavirus sia relativamente bassa, cioè oscilli da 1,5 a 2 (ogni paziente può infettare da una persona e mezzo a due), gli esperti non hanno ancora trovato il modo per combattere la diffusione. Le soluzioni finora applicate sono l’isolamento, ma anche i numerosi controlli negli aeroporti, quindi il monitoraggio delle persone di ritorno da zone infette della Cina. Inoltre, poiché Il virus è apparentemente trasmesso con le microscopiche goccioline di saliva emesse dal paziente con la tosse, si consiglia di lavarsi spesso le mani per circa 20 secondi e di non starnutire sulla mano, piuttosto su un fazzoletto o avvicinando il gomito alla bocca, ricordandosi sempre di pulire gli abiti indossati.

La percentuale dei morti in relazione al numero dei casi, è basata su una stima: se ci si attiene ai pazienti curati in ospedale è del 3% con il 20% di casi gravi. E’ possibile, però, che i casi siano molto più numerosi perché quelli caratterizzati da sintomi lievi o trascurabili non arrivano all’osservazione dei medici e quindi non rientrano nel calcolo.

Fortunatamente, il virus è stato già da tempo isolato, ma ancora non sono stati scoperti vaccini o cure che possano combatterlo.

L’Italia, presso lo Spallanzani, è stata la seconda in Europa ad isolare il virus, il che permette di poterlo confrontare con i ceppi già isolati anche in Cina e al di fuori, come in Francia e Australia.

Più precisamente, un virus viene “isolato” quando è separato dall’organismo infetto iniziale. Si prelevano campioni (sangue, tessuto cellulare, urina o altro) dall’individuo interessato e si trasferiscono in laboratorio, avendo cura che questi non subiscano contaminazioni. Dopodiché, lo scopo dell’isolamento è di ottenere grandi quantità dello stesso virus, in modo da poterlo poi studiare o sfruttare per verificare il modo in cui reagisce con alcuni farmaci.

 

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