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App Immuni: “ripartiamo insieme”

Sara Piccolella

Nonostante le numerose polemiche riguardanti l’introduzione dell’App Immuni, finalmente si parte. Da oggi, lunedì 8 giugno diventa operativa in quattro regioni – Abruzzo, Liguria, Marche e Puglia – l’App per la tracciabilità dei contatti Covid-19 positivi. Il software è scaricabile già dal primo giugno e, dopo la prima settimana di sperimentazione, il funzionamento a pieno regime su scala nazionale è programmato per il 15 giugno.

L’App, scaricata già da 2 milioni di italiani, è stata criticata per molto tempo a causa della presunta non tutela delle informazioni personali, ma attraverso numerosi aggiornamenti è stata finalmente approvata dal Garante per la Privacy. Infatti, Immuni associa ad ogni dispositivo elettronico un codice casuale che non contiene alcuna informazione riguardo al proprietario del telefono o alla posizione in cui si trova, e che cambia diverse volte per tutelare al meglio la privacy.

Ma come funziona l’App, se non contiene alcuna informazione su di noi?

E’ molto semplice: quando si entra in contatto con un altro utente di Immuni, i dispositivi si scambiano automaticamente, tramite Bluetooth, i rispettivi codici che poi verranno registrati nella memoria dell’App.

Per quanto riguarda i positivi, gli utenti che scoprono di aver contratto il virus, possono decidere se condividere i propri codici casuali o meno, grazie all’aiuto di un operatore sanitario. Ovviamente, renderli accessibili agli altri utenti renderà più facile il raggiungimento dell’obiettivo per cui l’App è stata ideata: la riduzione dei contagi.

Infatti, quando il dispositivo riscontra che l’utente è entrato in contatto con un positivo, lo avverte con una notifica e gli suggerisce come comportarsi.

L’App è gratuita e facilmente scaricabile da App Store e Google Play, mentre, in questi giorni, si sono riscontrati alcuni problemi sulla sua compatibilità con gli smartphone Huawei, che dovrebbero essere risolti entro domani.

L’opinione pubblica riguardo all’utilità di Immuni si è divisa in due parti: a livello locale, il Piemonte insieme al Veneto e al Friuli Venezia Giulia hanno messo in discussione la sua funzionalità. Andando avanti, il presidente della Liguria, Giovanni Toti, ha evidenziato la necessità di “formare il personale e costruire la rete intorno alla App” altrimenti “in sé serve a pochissimo”. Dall’altra parte, il governatore delle Marche, Luca Ceriscioli ha parlato di “un’arma in più per fronteggiare Covid e per contenere il virus”. Dalla Puglia arriva l’appello dell’epidemiologo Pierluigi Lopalco: “Usate l’App Immuni se tenete alla vostra salute”.

 

 

 

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